Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

La «nuvoletta» carica di pioggia che ricorda l’acquazzone spettrale in mostra a Bilbao

Image

La «nuvoletta» carica di pioggia che ricorda l’acquazzone spettrale in mostra a Bilbao

La collezione digitale di Eliasson

Intanto Hauser & Wirth ha inaugurato la sua prima mostra di realtà virtuale

Roberta Bosco

Leggi i suoi articoli

Artista iperattivo, Olafur Eliasson ha approfittato dei mesi di clausura per lanciare la sua prima collezione di oggetti digitali. Mentre le sue opere materiali riposavano nelle sale chiuse e silenziose del museo Guggenheim di Bilbao (dove il primo giugno ha riaperto la sua grande retrospettiva), nello spazio senza confini di Internet sono apparse le opere di «Wunderkammer», una raccolta di progetti sperimentali in realtà aumentata, che offrono una nuova interpretazione di alcune delle opere più celebri dell’artista.

È il caso del «sole», una versione collezionabile della gigantesca alba che creò per la Turbine Hall della Tate di Londra, dell’«arcobaleno» che evoca l’installazione presentata nell’Aros Kunstmuseum di Aarhus in Danimarca o di una «nuvoletta» carica di pioggia che ricorda l’acquazzone spettrale in mostra a Bilbao. In equilibrio tra l’etereo immateriale e la presenza dinamica, tra il fenomeno effimero e l’opera collezionabile, nella «Wunderkammer» si trovano anche una bussola galleggiante, un insetto e «Little Sun», la famosa lanterna a energia solare che in questo caso si carica con un sole virtuale.

«In un momento in cui il movimento è limitato e l’isolamento imposto, è importante essere circondati da un’atmosfera amica. Tutti questi elementi hanno avuto un ruolo nella mia vita, sono oggetti quotidiani che sfidano la percezione della quotidianità», spiega Eliasson, che sta lavorando a nuove opere. Per le sue creazioni virtuali, l’artista ha scelto la piattaforma Acute Art, creata nel 2017 dallo svedese Jacob De Geer per diffondere e vendere progetti artistici in realtà virtuale (Vr) e aumentata (Ar).

Tra gli artisti che si sono cimentati con queste nuove tecnologie e con i nuovi formati d’esposizione e di vendita che propone Acute Art, ci sono nomi come Anish Kapoor, Marina Abramovic, Antony Gormley, Jeff Koons, Marco Brambilla, Cao Fei e Nathalie Djurberg. «Olafur Eliasson esplora da anni la meccanica dei nostri processi percettivi e ha sempre dimostrato un profondo interesse per la scienza e la tecnologia. Il suo universo visionario ci ricorda le meraviglie della natura, destabilizza le nostre certezze e mette in discussione dicotomie come organico e sintetico, naturale e artificiale e ora fisico e virtuale», spiega Daniel Birnbaum, che lasciò la direzione del Moderna Museet di Stoccolma nel 2019 per dedicarsi ad Acute Art.

Nel frattempo, in attesa di poter aprire nel 2021 la sua sede di Minorca, Hauser & Wirth ha inaugurato la sua prima mostra di realtà virtuale per permettere al pubblico di conoscere i nuovi spazi. La rassegna, che prende il titolo «Besides Itself», da un’opera di Lawrence Weiner, riunisce proposte di Louise Bourgeois, Mark Bradford, Charles Gaines, Ellen Gallagher, Jenny Holzer, Roni Horn, Luchita Hurtado, Mike Kelley, Glenn Ligon, Damon McCarthy, Bruce Nauman e Lorna Simpson.

«Abbiamo creato un software di Vr di modo che gli artisti potessero visualizzare le sale delle nostre gallerie senza dover fare tanti viaggi, ma l’emergenza sanitaria ci ha spinto a ridirigere il progetto per permettere al maggior numero possibile di persone di vedere le nostre mostre», spiega il gallerista Iwan Wirth. La rassegna si può visitare sul sito web della galleria www.hauserwirth.com attraverso il computer, il telefono o un dispositivo di realtà virtuale come Google cardboard, ma a differenza di Acute Art, la galleria propone opere analogiche create dagli anni ’70 a oggi e non pensate espressamente per la realtà virtuale.

La «nuvoletta» carica di pioggia che ricorda l’acquazzone spettrale in mostra a Bilbao

Roberta Bosco, 15 luglio 2020 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Per il suo ritorno in città dopo cinque anni, le linee delle sculture dell’artista irlandese dialogano con quelle ondulate e sinuose dell’architettura di Gaudí a La Pedrera

Il Centro Botin (in autunno il Museo Reina Sofía di Madrid) propone una visione a 360 gradi dell’innovatrice artista che mise le donne al centro delle sue opere

Una mostra a Barcellona riunisce per la prima volta tre versioni del santo di Assisi dipinte dal maestro spagnolo. Carme Ramells racconta il restauro che ha cambiato l’interpretazione iconografica dell’opera appartenente al Mnac, svelando una fake news del Siglo de Oro

Il Centre de la Imatge di Barcellona ripercorre la svolta performativa dell’arte visiva attraverso la pratica dell’Odin Teatret e di Cathy Berberian

La collezione digitale di Eliasson | Roberta Bosco

La collezione digitale di Eliasson | Roberta Bosco