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Una veduta degli stand di Arco 2020

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Una veduta degli stand di Arco 2020

Le blue chips di Arco 2020

Le opere più care sono un ritratto di Picasso a 6 milioni e una scultura di Chillida a 5

Roberta Bosco

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Madrid. Non ci sono state le grandi polemiche di altri anni, quando i prigionieri politici di Santiago Sierra o il fantoccio del re Felipe VI accaparravano tutte le cronache; comunque anche questa 39ma edizione di Arco, la principale fiera di arte contemporanea di Spagna, è iniziata con una diatriba. La storia viene da lontano, dal 2016 quando la galleria My Name's Lolita Art, esclusa dalla fiera (ogni anno resta fuori il 60% delle candidate), presentava una denuncia per favoritismi, opacità e discriminazione nel processo di selezione.

Poco prima dell’apertura di Arco, inaugurata oggi dal re, è arrivata la sentenza definitiva che dà parzialmente ragione alla galleria, le cui orme sono state subito seguite da Trinta di Santiago de Compostela che ha presentato una denuncia quest’anno. Rapida la risposta di Maribel López, la nuova direttrice, «tutto dipende dalla gestione precedente», dice soprassedendo sul fatto che lei ne faceva parte, «ma prenderemo immediatamente i provvedimenti necessari per migliorare il sistema di selezione, peraltro molto simile a quello delle principali fiere del mondo». Questo significa che le gallerie non potranno votare sé stesse come hanno fatto fino ad ora, ma i voti dei dieci galleristi che formano parte del comitato resteranno anonimi. Si manterrà anche l’invito a gallerie particolarmente prestigiose.

Chiusa la questione della trasparenza, il secondo trending topic è il coronavirus e le gallerie italiane non ne possono più di rispondere alle domande dei giornalisti sul tema. «Noi arriviamo dal Sudafrica, da Milano non siamo neanche passate», dice Ida Pisani di Prometeo Gallery con un doppio stand che presenta da una parte il sardo Ruben Montini e dall’altra le impattanti immagini di Regina José Galindo e Iva Lulashi, artiste che stanno esponendo nella sede milanese della galleria.

«Visto che siamo qui, terremo chiuso fino a domenica e poi seguiremo le indicazioni delle autorità italiane, anche se purtroppo nelle gallerie non si verificano grandi assembramenti», dichiara Ida Pisani. Ad occhio non sembra che i loro stand siano trattati diversamente e nonostante la piazza spagnola non abbia mai dimostrato uno speciale interesse per l’arte italiana, quest’anno sembra che le vendite siano addirittura in aumento, come per lo Studio Trisorio che ieri nella giornata dedicata ai professionisti ha subito venduto un trittico di Umberto Manzo.

Anche Continua, una delle fedelissime di Arco, quest’anno con uno stand tutto dedicato a Carlos Garaicoa, ha venduto a porte chiuse un enorme dittico per 75mila euro. Molto soddisfatti anche i bolognesi di P420 con un grande stand con artisti consacrati e giovani valori, che moltiplica le sue relazioni con la Spagna, attraverso le opere di Alessandra Spranzi che in questo periodo espone nel Centro d’Arte Bomba Gens di Valenza e presto si presenteranno a Madrid in una mostra delle nuove acquisizioni della collezione Inelcom.

Tra le novità della fiera un piccolo aumento delle gallerie spagnole (raggiungono il 35% delle 209 gallerie di 30 paesi, tra cui 11 italiane), ma le grandi opere si trovano sempre nelle stesse: Lelong, Juana de Aizpuru, Hauser & Wirth con una scultura di Chillida che supera i 5 milioni e la catalana Domenec con un Torres García da 2,2 milioni, un Calder da 1,8, una splendida piccola testa di Gargallo e un Braque degli anni ‘40.

Probabilmente l’opera più cara è un «Ritratto di Jacqueline» di Pablo Picasso, che costa 6,2 milioni nella galleria statunitense Edward Tyler Nahem, dove si espone anche una grande pittura di Bob Rauschenberg per 1,6 milioni. Come sempre tante opere di Tàpies e di Jaume Plensa con le teste allungate che ormai sono diventate il suo marchio stilistico.

Oggi l’inaugurazione con Felipe e Letizia, che impavidi non hanno cancellato l’atto nonostante l’aumento dei contagi e poi sabato e domenica l’invasione del pubblico che ammira, ma non compra. «Gli acquisti importanti avvengono i primi giorni o direttamente a feria chiusa», assicura la direzione di Arco.

Roberta Bosco, 27 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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