Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Lista rossa in Libia

Luana De Micco

Leggi i suoi articoli

Anche i beni archeologici e culturali della Libia sono minacciati dai terroristi

Di fronte a questo rischio giudicato reale (l’Isis è presente da Derna a Sirte, e fino a Sabratha), l’International Council of Museums, che si batte da quasi 70 anni contro i traffici illegali di opere d’arte, ha stilato e presentato il 15 dicembre scorso all’Institut du Monde Arabe, a Parigi, una «lista rossa d’emergenza» dei beni culturali libici in pericolo.

Gli esperti sperano di scongiurare i saccheggi e i disastri già perpetrati dai miliziani del sedicente Stato islamico in Iraq, come nell’antica Ninive, o a Hatra, e in Siria, dove è stata attaccata la «perla del deserto», Palmira.

I siti che vi figurano sono Patrimonio dell’Umanità Unesco: Cirene, una colonia greca fondata nel 631 a.C., con la sua importante necropoli e il tempio di Zeus; Leptis Magna, detta la «Roma dell’Africa» con il foro e l’arco di Settimio Severo; Sabratha e il suo splendido teatro romano; il sito d’arte rupestre preistorica di Tadrart Acacus; e l’antica città-oasi di Gadames.

Nella lista tutti i tesori in pericolo sono divisi in categorie. Un elenco inestimabile di sculture, elementi architettonici come capitelli e colonne, accessori, anfore, monete, mosaici, che vanno dal V millennio a.C. fino al XVI secolo d.C. (la lista completa si può consultare sul sito www.icom.museum).
Solo per citarne alcune: una stele funeraria in calcare con un’iscrizione latina (prima metà del III secolo d.C), una piccola anfora di bronzo con le anse a forma di satiri rinvenuta nella necropoli di Wadi er-Rsaf, a Leptis Magna, e un busto funerario di marmo che rappresenta una donna velata di epoca ellenistica (IV secolo a.C.).

Hanno partecipato alla compilazione della lista 12 esperti libici, statunitensi ed europei, tra cui Laura Buccino e Luisa Musso, della Missione Archeologica dell’Università Roma Tre a Leptis Magna, e Vincent Michel, direttore della Missione Archeologica francese per la Libia antica dell’Università di Poitiers.

Se è necessario lanciare l’allarme, spiega l’Icom, è perché «il Paese è nel caos. Al momento, viene spiegato, non si sono verificati saccheggi destinati a fare tabula rasa, come in Iraq o in Siria, ma sono stati registrati furti e distruzioni in vari siti della Tripolitania». Il monitoraggio dei siti archeologici e dei musei è stato avviato sin dal febbraio 2011, all’inizio del conflitto in Libia. Ma «le missioni archeologiche francesi e italiane sui luoghi si sono interrotte dal 2013».
È dal 2000 che l’Icom ha cominciato a stilare le «liste rosse» affinché siano degli «strumenti» di lavoro per i servizi della polizia doganale e l’Interpol. Di ogni oggetto «a rischio» viene fornita una descrizione precisa e diverse fotografie in modo tale che possa essere facilmente identificato. Esistono al momento 15 liste, di cui sei sono definite «d’emergenza». Si stanno già compilando quelle dei beni culturali in pericolo dell’Africa occidentale (con una sezione specifica per il Mali), dello Yemen, e dell’Europa del sud-est.

Luana De Micco, 04 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Triplice appuntamento nel centro culturale in Provenza: una collettiva allestita da Tino Sehgal, l’Ong E.A.T e l’opera grafica di Maria Lassnig

Attraverso 260 opere il Louvre traccia il ritratto di una civiltà «rimasta a lungo ai margini degli studi accademici», un popolo di soldati, ma anche di commercianti, architetti, scienziati e artisti

A quarant’anni dalla pubblicazione, le fotografie raccolte nel libro «In the American West» vengono esposte, per la prima volta in Europa, alla Fondation Henri Cartier-Bresson

L’artista iraniana presenta per la prima volta in Belgio le sue figure femminili, i cui volti sembrano scolpiti dal pennello alle soglie dell’iperrealismo

Lista rossa in Libia | Luana De Micco

Lista rossa in Libia | Luana De Micco