Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliChi si trovasse a passeggiare nel parco di Windsor Castle, nel Surrey inglese, sulle sponde del lago Virginia Waters, potrebbe fare uno strano incontro: il Tempio di Augusto. Ebbene, si tratta di originali rovine romane con alte colonne di granito rosa di Assuan (quello degli obelischi egiziani, per intenderci), di granito violetto della Troade e di altri marmi bianchi.
Un tempio romano così ben conservato in queste foreste inglesi? Una costruzione dedicata ad Augusto, quando la Britannia non era ancora romana? Poi più ci si avvicina e più si nota che i capitelli sono tutti diversi e di proporzioni sbagliate, troppo grandi e con architravi non pertinenti... Se si consultano i libri e le mappe dei primi dell’800 non si trova traccia di queste importanti strutture... E allora di che si tratta? Sveliamo l’arcano.
Emulo di Lord Elgin, che due anni prima aveva venduto i marmi del Partenone al British Museum, l’ufficiale H. Warrington nel 1818 tenta la vendita allo stesso museo di ben 37 colonne con basi e capitelli, sottratti dalle rovine del Foro di Settimio Severo a Leptis Magna. Poca cosa se pensiamo che Luigi XIV sottrasse ben 600 colonne da Leptis per usarle nel Palazzo di Versailles.
Warrington non riuscì nella vendita, i direttori del museo giudicarono inutili quegli elementi architettonici per le collezioni classiche. Tutti quei marmi rimasero nel cortile del British Museum per otto anni, poi finalmente nel 1826 furono consegnati a J. Wyatville, architetto di Giorgio IV, per creare il Capriccio un po’ folle di un tempietto diruto (pratica già di moda a Roma nel ’600 a Villa Borghese e Villa Albani), da posizionare nei giardini di Windsor Castle.
Dunque a questo punto mi chiedo che, se ad alcuni sembra normale che la Grecia voglia indietro i marmi del Partenone, perché non restituire alla Libia le colonne e i capitelli del parco di Windsor, ma anche perché non smontare le 600 colonne del palazzo di Versailles, per restituire a ogni Paese le proprie antichità?
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