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Federico Florian
Leggi i suoi articoliDal 18 gennaio al 25 aprile la sede londinese di Hauser & Wirth presenta un raffinato progetto espositivo (a cura di Saim Demircan) dedicato a Fausto Melotti (1901-86) e alla sua relazione con il teatro.
Fu all’inizio degli anni Ottanta che l’artista, noto perlopiù per le sue sculture di metallo leggere e delicate, avviò le sue prime collaborazioni con la sfera del teatro: è in quel periodo che ideò complesse scenografie per produzioni d’opera e balletto, come quella per «Le chant du rossignol» di Igor Stravinskij (presentato nel 1982 al Maggio Musicale Fiorentino), che riproduce in dimensioni monumentali una delle sue tipiche composizioni metalliche.
Ma tale coinvolgimento diretto con il palcoscenico verso la fine della vita dell’artista trova una genesi o una premessa, per così dire, in una serie di piccole sculture in ceramica dal nome di teatrini, e prodotte a partire dagli anni Quaranta, nel pieno della seconda guerra mondiale. Si tratta, letteralmente, di scenette in miniatura: minipalcoscenici in terracotta abitati da figure e oggetti vari, in grado di evocare storie, presenze, situazioni.
La galleria di Mayfair espone una selezione di sette teatrini, collocati in una nicchia appositamente concepita dall’artista e ceramista Aaron Angell. Dinnanzi ai teatrini, nove piccole sculture in metallo e tessuto, dall’aspetto simile a scenografie (alcune modelli per lavori più grandi), sono disposte su piedistalli ideati ad hoc per questa mostra, sempre da Angell; fra queste, «Da Shakespeare» (1977) e «Madame X» (1982), i cui titoli alludono direttamente alla storia del teatro.
Completano il progetto espositivo una serie di disegni e opere bidimensionali, oltre a materiali d’archivio relativi a Melotti e alle sue scene teatrali.

Fausto Melotti nel suo studio milanese in via Leopardi, primi anni ’70. © Eredi di Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati
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