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Redazione GdA
Leggi i suoi articoliNon lo sfarzo di un castello, non lo stile da parata degli ambienti di rappresentanza di un palazzo reale, è l’atmosfera intima di una residenza privata ciò che caratterizza gli Appartamenti reali del Castello della Mandria attiguo alla Reggia di Venaria. In questa ventina di stanze con decori e arredi disegnati dall’architetto Domenico Ferri il primo re d’Italia amoreggiava con la sua compagna di vita Rosa Vercellana, contessa di Mirafiori e Fontanafredda. Infastidito da etichette e cerimoniali della vita di corte, Vittorio Emanuele II fece infatti riadattare nel gusto della moda borghese della seconda metà dell’Ottocento il primo piano dell’edificio che nel 1713 Vittorio Amedeo II aveva commissionato a Juvarra per l’allevamento dei cavalli dell’esercito sardo.
Al piano terra rimasero le scuderie e tutt’intorno la grande estensione di boschi e campi destinata a produrre il foraggio per i cavalli fu utilizzata come riserva di caccia. I decori stessi degli interni, ricchi di elementi faunistici e floreali, rispecchiano l’amore per la natura del sovrano risorgimentale.
Recuperato da 30 restauratori specializzati in una decina di diverse competenze tecniche, gli Appartamenti reali del Castello della Mandria hanno riaperto al pubblico dopo un intervento che grazie a 500mila euro di fondi europei ha interessato 100 oggetti, 1.200 metri quadrati di superfici decorate, 60 arredi, 130 metri quadrati di tessuti e 80 di carte da parati di una delle Residenze Sabaude riconosciute Patrimonio Unesco nel 1997. I lavori sono stati progettati e diretti dall’Ente di gestione delle aree protette dei Parchi reali che si occupa del Parco naturale La Mandria e del Parco naturale di Stupinigi.
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