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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoliVenezia. È Damien Hirst il protagonista assoluto del consueto appuntamento primaverile della Fondazione François Pinault, in programma dal 9 aprile 2017. A differenza delle altre edizioni che vedevano Palazzo Grassi ospitare una monografica (è ancora in corso quella dedicata a Sigmar Polke) e, a Punta della Dogana, una collettiva di artisti contemporanei (attualmente «Accrochage») entrambe le sedi saranno a disposizione dell’artista inglese per un progetto inedito. Hirst (Bristol, 1965) è una vecchia conoscenza di Palazzo Grassi: la mostra inaugurale della nuova gestione francese, nel 2006, prendeva, infatti, il titolo da un’opera dell'artista inglese, «Where are we going?», una teca di cristallo contenente scheletri animali.
Il suo esordio a Venezia risale però alla Biennale del 1993, quando alle Corderie furono esposti, in due teche diverse, una mucca e un vitellino, con tanto di fuoriuscita di formaldeide.
Il progetto curato da Elena Geuna per la Fondazione Pinault ha una gestazione decennale. È probabile che nel prossimo appuntamento veneziano sia presente tutta la tipologia, quanto mai varia, dell’arte di Damien. Dai (non numerosi) dipinti allo squalo in formaldeide, dalle serie dei medicinali disposti in un ordine quasi ossessivo in armadietti fino al più che celebre teschio tempestato di diamanti. È la prima grande mostra personale dedicata a Hirst in Italia, dopo la retrospettiva al Museo Archeologico Nazionale di Napoli del 2004.

Palazzo Grassi. Foto De Fina

Punta della Dogana. Foto Mayer

Damien Hirst a Palazzo Grassi nel 2006
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