«Cristo tra i dottori» (1506) di Albrecht Dürer, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza (particolare)

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«Cristo tra i dottori» (1506) di Albrecht Dürer, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza (particolare)

90 opere di Dürer al Castello del Buonconsiglio: intervista esclusiva al curatore Bernard Aikema

Per il centenario del museo in provincia di Trento sono state riunite 90 opere che documentano le origini del Rinascimento nei territori di frontiera da cui passò l’artista tedesco

Johannes Cochlaeus nella sua Brevis Germaniae Descriptio rammentava nel 1512 da Norimberga che «Trento è la frontiera della Germania verso l’Italia, dove gli abitanti parlano la lingua italiana e la tedesca». Su questa frontiera, e sugli scambi artistici che ne sono nati durante il Rinascimento, il Castello del Buonconsiglio ha costruito la mostra «Dürer e gli altri. Rinascimenti in riva all’Adige», allestita dal 6 luglio al 13 ottobre. Al centro delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione come museo del Castello del Buonconsiglio, questo progetto è in ideale continuità con «Il Gotico nelle Alpi. 1350-1450», la grande retrospettiva dedicata alla tarda età medievale realizzata nel 2002. A raccontarlo è Bernard Aikema, storico dell’arte conoscitore del Rinascimento europeo, specializzato in Storia della pittura e del disegno norditaliano fra Quattrocento e Settecento, curatore di questo percorso espositivo insieme a Laura Dal Prà, Giovanni Maria Fara e Claudio Salsi.

«La vera tematica di questa mostra, spiega lo studioso, sono le origini del Rinascimento in Trentino e in Alto Adige in relazione anche al passaggio di Dürer nei primi anni ’90 del ’400 che dalla Germania scende in Italia passando naturalmente per la Val d’Adige. Più che gli acquerelli, oggi considerati delle pietre miliari della sua opera, un grande impatto in Trentino lo hanno avuto le molte opere grafiche che circolavano, xilografie e incisioni, che hanno influenzato molti artisti».

Perché avete scelto il «caso Dürer» per celebrare il centenario del museo? 
Abbiamo pensato di concentrarci su una tematica per vari motivi poco studiata: il passaggio di Dürer in queste terre è uno degli elementi che ha contribuito alla nascita di un nuovo stile e di un nuovo modo di esprimersi in una zona che è stata di transizione fin dal Medioevo, un territorio di passaggio obbligato per chi voleva andare in Italia dalla Germania e viceversa: Trento è la sede episcopale dove Massimiliano è stato incoronato imperatore nel 1508, Bolzano costituiva un centro commerciale e una tappa per i pellegrini, che erano tanti e viaggiavano con finalità diverse. Anche Bressanone, altra sede episcopale, era un centro culturalmente importante. Insomma abbiamo voluto studiare una produzione artistica un po’ sfuggente dalle categorie convenzionali (Rinascimento, Gotico...) perché qui Nord e Sud si toccano e dialogano facendo nascere nuove proposte, nuove idee e nuove forme artistiche. Raccontiamo un Rinascimento sui generis, variegato e originale che si sviluppa tra il 1470 e i primi decenni del ’500, come insieme di nuovi stili che si realizza in una pluralità di forme grazie a contatti molteplici che spaziano dall’Italia settentrionale alla Germania, ma anche alle Fiandre.

Quante e quali opere compongono la mostra?
Sono una novantina le opere presenti in una esposizione di ricerca, ricca di novità, che dimostra come la provincia, lontana dai centri principali, sia un laboratorio di alto interesse: straordinari disegni, dipinti, sculture, incisioni di artisti, oltre a Dürer, come Alvise Vivarini, Bartolomeo Dill Riemenschneider, Jörg Artzt, di geni assoluti come Marx Reichlich, un Antonello da Messina del Nord, e ancora Michael Pacher, il Maestro di Uttenheim, Hans Klocker, Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso Dossi, gli Olivieri, ed altri ancora, provenienti da importanti istituzioni museali. La grande bottega del principe vescovo Bernardo Cles, in collegamento costante con i grandi centri italiani, raggiunge dimensioni straordinarie che con questa mostra portiamo alla conoscenza del pubblico e degli studiosi, offrendo un nuovo percorso e un nuovo approccio alla storia dell’arte. 

I suoi prediletti?
Abbiamo il grande olio su tavola di Dürer degli Uffizi, «Adorazione dei Magi», dipinto subito dopo il passaggio in Trentino, che dialoga con la pittura italiana. Dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid arriva «Opus quinque dierum» («eseguito in cinque giorni», è l’iscrizione che si legge sul foglietto che spunta dal libro in basso a sinistra nella tavola «Cristo tra i dottori», Ndr), dove Cristo tra i dottori della Chiesa è attorniato da teste caricaturali, un dipinto che fa pensare a Leonardo, eseguito quasi sicuramente a Venezia tra il 1505 e il 1506. Si tratta di un capolavoro assoluto di pittura, così come lo sono gli acquerelli, i primi topografici con una vena atmosferica. Uno di questi è proprio la veduta del Castello del Buonconsiglio, forse il più bello, dalla British Library di Londra. E poi ci sono molte opere del territorio che in particolare per il pubblico di provenienza locale saranno vere e proprie scoperte, perché mai o pochissimo viste: penso, per esempio, alle opere di Klocker o ai magnifici ritratti di Reichlich, tra i quali quello inedito di Jacopo de’ Barbari, veneziano, contemporaneo di Dürer. Un altro artista che consideriamo emblema della nostra tesi è Bartolomeo Dill Riemenschneider, che tra il Tirolo e il Trentino ha portato un nuovo linguaggio artistico classicheggiante.

Camilla Bertoni, 04 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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