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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl KBr, il centro per la fotografia della Fundación Mapfre a Barcellona, presenta dal 23 settembre al 25 gennaio una grande retrospettiva di Helen Levitt (New York, 1913-2009), figura chiave della fotografia del XX secolo. Attraverso più di 220 immagini, selezionate da Joshua Chuang, direttore di fotografia della Gagosian Gallery, la mostra offre uno sguardo unico sull’universo visivo di un’artista che ha saputo trovare la poesia nelle strade, il fascino nella vita quotidiana e la bellezza nelle persone comuni.
Quindici anni dopo l’ultima grande rassegna di Levitt in Spagna, questa è la prima che attinge liberamente ai suoi archivi personali, aperti al pubblico solo di recente dai suoi eredi. In mostra, quindi, numerose opere inedite, oltre al film sperimentale «In the Street», girato proprio da Levitt con la collaborazione di Janice Loeb e James Agee. Chiude il percorso espositivo una selezione delle sue immagini a colori realizzate negli anni ‘60, grazie a una borsa di studio Guggenheim per sperimentare quelle che nel 1959 erano considerate le più recenti tecniche di fotografia a colori.
Dai suoi primi lavori Levitt dimostra un approccio originale che oscilla tra poetico e documentario con uno spiccato interesse per la vita dei quartieri più poveri di New York: il suo Brooklyn natale, l’Harlem spagnolo, il Bronx o il Lower East Side. In queste coordinate sviluppa praticamente tutta la sua produzione, escludendo l’anno che trascorre in Messico, il 1941, considerato in quell’epoca la mecca degli artisti americani.
Affascinata dalla vita che si svolge sotto i suoi occhi nelle strade, armata di una Leica 35mm, Levitt fotografa le storie quotidiane e i personaggi anonimi, molto spesso bambini, diventando una delle prime donne a farsi strada nel mondo della Street photography. Quel che più colpisce è il punto di vista assolutamente atipico, le posizioni impossibili che riesce a catturare, grazie anche all’uso di un visore ad angolo retto, particolarmente utile per catturare le interazioni spontanee, che le permetteva di guardare in una direzione mentre puntava l'obiettivo in un’altra.

Helen Levitt, «New York», ca 1940, stampa ai sali d’argento. © Film Documents LLC, courtesy Zander Galerie, Colonia

Helen Levitt, «New York», ca 1942, stampa ai sali d’argento. © Film Documents LLC, courtesy Zander Galerie, Colonia
Colpisce la sua capacità di trasformare il normale in straordinario, di creare immagini enigmatiche che spingono lo spettatore a indagare nel formato ridotto, cercando di indovinare la loro storia, il loro passato e perché no, anche il loro futuro. Alcuni critici hanno definito le opere di Levitt veri e propri enigmi visivi, anche perché lei si è sempre rifiutata di dare spiegazioni, di costruire una narrazione intorno ai suoi scatti, puntando tutto sulle emozioni universali che trasmettono. La scelta di non raccontare il proprio lavoro diventa così uno degli elementi che lo rendono così interessante. In un’epoca in cui ancora non si parlava di empatia, le immagini di Levitt si connettono con le emozioni più personali del pubblico, stabilendo un legame immediato anche in assenza di una narrazione esplicita.
«Levitt non era molto proattiva nella sua promozione, ma ebbe due mentori eccezionali Cartier-Bresson e Walker Evans. Fu proprio Evans a incoraggiarla ad organizzare la sua prima mostra e a suggerirle di fare un giro sulla metropolitana di New York, un’iniziativa che darà vita a una serie di opere affascinanti», spiega Joshua Chuang.
I bambini e i loro giochi restano comunque i protagonisti indiscussi di un corpus di opere che ottenne presto il riconoscimento che meritava, portandola al MoMA di New York, che nel 1943 organizzò la sua prima mostra personale, «Fotografie di bambini». Il suo sguardo la colloca tra gli artisti visionari, le cui opere mantengono un’attualità al di là di qualsiasi cronologia: come nel caso delle immagini di muri e marciapiedi con disegni e scritte fatte con i gessetti, una sorta di graffiti ante litteram.
Dopo la sua presentazione a Barcellona, la mostra si sposterà alla sede della Fundación Mapfre di Madrid, dal 14 febbraio al 17 maggio 2026 e in seguito sarà a Rotterdam, a Winterthur e a Berlino.

Helen Levitt, «New York», ca 1939, stampa ai sali d’argento. © Film Documents LLC, courtesy Zander Galerie, Colonia