«Padre eterno» di Guercino

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«Padre eterno» di Guercino

A Bologna la fucina del Guercino

In attesa della riapertura della Pinacoteca di Cento e delle mostre di Torino e Roma, 30 opere del maestro emiliano svelano i segreti della sua bottega nella Pinacoteca Nazionale di Bologna

Sarà un’ottima annata, dedicata alla degustazione dello schietto barocco emiliano del Guercino (Cento, 1591-Bologna, 1666), quella che si apre nell’autunno 2023. In attesa dell’imminente riapertura della Pinacoteca di Cento, città natale dell’artista, di varie iniziative diffuse nella Regione Emilia-Romagna e di mostre a Torino e Roma nel 2024, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, città guerciniana d’adozione, gioca d’anticipo e valorizza la propria collezione mettendo in scena suggestivi dipinti del maestro e dei suoi fidati aiuti, per invitare il pubblico a entrare in un rapporto quasi intimo con il pittore attraverso la scoperta delle dinamiche che animavano il suo studio. 

 

«Guercino nello studio», dal 28 ottobre all’11 febbraio 2024, è, infatti, un progetto espositivo che introduce un tema su cui l’attenzione degli studiosi si sta sempre più focalizzando: una bottega all’avanguardia e le relazioni interpersonali e le modalità operative che portarono al successo su scala europea un luogo di sperimentazione, fucina di talenti, fiorente azienda a conduzione famigliare e spazio di incontro tra committenti, estimatori e fidati collaboratori. 

 

Oltre a essere disegnatore e pittore prolifico, fervente nella devozione e originale nell’interpretazione tanto del Naturalismo quanto del Classicismo, Giovan Francesco Barbieri fu, infatti, maestro e anima di una scuola e di un laboratorio a lungo operativi nel cuore dell’Emilia, terra da lui molto amata. Come sottolinea la direttrice Maria Luisa Pacelli, «l’idea nasce dalla volontà di valorizzare le numerose opere di grande qualità della nostra collezione, che per l’occasione sono state pulite rivelando ancor di più la bellezza delle cromie, e di accostarle ad alcuni prestiti mirati, che contribuiscono alla loro interpretazione, per comparazione o per completamento. È il caso, ad esempio, dell’affettuoso “Padre eterno col puttino” del 1620, proveniente dai Musei di Strada Nuova di Genova, che è la cimasa della nostra “Vestizione di san Guglielmo”, un’opera capitale del pittore. In mostra ci sono complessivamente trenta opere, che consentono di comprendere tutte le fasi dell’evoluzione stilistica del Guercino e le interazioni con valenti collaboratori come suo fratello Paolo Antonio Barbieri, Matteo Loves, i Gennari. Ma volevamo anche restituire l’importanza degli studi recenti sull’artista, coordinati dalle curatrici della mostra Raffaella Morselli che, grazie a ricerche documentali, ha approfondito le relazioni all’interno della bottega, e Barbara Ghelfi, che da tempo segue gli studi sulla tecnica del pittore effettuati dal Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (Campus di Ravenna)». 

 

Ed è proprio Barbara Ghelfi a ricordare che «tra i materiali più significativi in esposizione è possibile vedere l’originale del “Libro dei conti”, il registro in cui venivano annotati i dati relativi alle vendite, fondamentale per comprendere il funzionamento dello studio del pittore e per la prima volta concesso in prestito dalla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Mentre per seguire alcuni percorsi di approfondimento sulle tecniche è disponibile un tavolo multimediale, che finalmente restituisce le novità emerse durante le indagini diagnostiche sulle opere della raccolta bolognese».


 

Valeria Tassinari, 26 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

A Bologna la fucina del Guercino | Valeria Tassinari

A Bologna la fucina del Guercino | Valeria Tassinari