Jacopo Tintoretto, «Deposizione dalla Croce», 1550-60 ca, Venezia, Gallerie dell'Accademia

Image

Jacopo Tintoretto, «Deposizione dalla Croce», 1550-60 ca, Venezia, Gallerie dell'Accademia

A Milano Benassi, Bertolo, Gianfreda e Novello sfidano Tintoretto

In occasione della Pasqua, arriva al Museo Diocesano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia la monumentale «Deposizione» del «più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura»

Secondo Vasari, Jacopo Tintoretto, suo contemporaneo, era «il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura»: geniale e anticonformista, secondo per fama, a Venezia e fuori, solo a Tiziano, Jacopo Robusti detto il Tintoretto (Venezia 1519-94) produsse innumerevoli capolavori, quasi sempre abitati da una folla di figure concitate. Nella monumentale «Deposizione» (1562 ca, 228x295 cm) oggi conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che dipinse quasi certamente per l’altare maggiore della chiesa gesuita (demolita nel primo Ottocento) di Santa Maria dell’Umiltà alle Zattere, il maestro veneziano realizzò invece una (rara) composizione fatta di poche ma colossali figure, da lui organizzate secondo una disposizione simbolica sapiente: il Cristo, di un plasticismo michelangiolesco, giace diagonalmente, formando una croce con la figura della Vergine svenuta, a terra (una vera «Madonna dell’Umiltà», come suggerisce l’intitolazione della chiesa che la ospitava), mentre le altre tre figure (la Maddalena, Giuseppe d’Arimatea, una pia donna) gli fanno corona, investite anch’esse da luci violente, sullo sfondo di un cielo plumbeo. 

Un capolavoro dalla fortissima carica emotiva, ora esposto in occasione della Pasqua, dal 4 marzo al 25 maggio, nel Museo Diocesano di Milano nella mostra «Attorno a Tintoretto. La Deposizione dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Quattro artisti contemporanei sfidati da un capolavoro», curata da Nadia Righi e Giulio Manieri Elia con Giuseppe Frangi. Anche quest’anno, come già lo scorso anno con la «Deposizione» di Bellini, è stato chiesto a quattro artisti del nostro tempo (Jacopo Benassi, Luca Bertolo, Alberto Gianfreda e Maria Elisabetta Novello) non di «ispirarsi», ma di mettersi a nudo di fronte a questo «terribile» capolavoro, lasciandosi guidare da esso per portare alla luce la loro più profonda interiorità. E mettendosi anche loro «a corona», proprio come le figure di Tintoretto, tutt’intorno al Cristo deposto. 

Ada Masoero, 08 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A Milano Benassi, Bertolo, Gianfreda e Novello sfidano Tintoretto | Ada Masoero

A Milano Benassi, Bertolo, Gianfreda e Novello sfidano Tintoretto | Ada Masoero