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E.A.T.’s Pepsi Pavilion at Expo ’70, Osaka, Japan, 1970 March 18

© J. Paul Getty Trust

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E.A.T.’s Pepsi Pavilion at Expo ’70, Osaka, Japan, 1970 March 18

© J. Paul Getty Trust

Al Luma Arles si balla con i demoni

Triplice appuntamento nel centro culturale in Provenza: una collettiva allestita da Tino Sehgal, l’Ong E.A.T e l’opera grafica di Maria Lassnig

Il primo maggio il Luma Arles inaugura il suo nuovo ciclo di mostre «con artisti che, interessandosi a temi diversi come la tecnologia, l’identità, la storia e il cambiamento climatico, aprono spazi critici di fronte alle sfide attuali, osserva Maja Hoffmann, fondatrice del centro culturale di Arles, in una nota di presentazione. Attraverso opere e idee che risvegliano e interpellano le menti, confondono le  frontiere e ricordano che l’arte è uno strumento potente ed essenziale per reinventare le nostre realtà». 

La mostra principale, che occupa gli spazi della Torre e della Galleria centrale, proponendo anche un percorso nei giardini, è la collettiva «Danse avec les démons» (fino al 2 novembre), organizzata con la Fondation Beyeler di Basilea. Per questa prima collaborazione tra le due istituzioni, il Luma accoglie alcune opere maggiori della collezione del museo svizzero di artisti come Dozie Kanu, Carsten Höller, Pierre Huyghe, Cildo Meireles, Precious Okoyomon e Philippe Parreno, oltre che contributi di Federico Campagna e Adam Haar. L’allestimento inedito, a cui si aggiungono opere della collezione di Maja Hoffmann, è firmato dall’artista Tino Sehgal. La mostra, spiega il museo, «esplora il carattere evolutivo delle opere d’arte attraverso installazioni site specific, offrendo approcci unici all’allestimento negli spazi e all’esperienza dell’arte». 

L’altra esposizione, aperta fino all’11 gennaio 2026, è «Sensing the Future: Experiments in Art and Technology (E.A.T.)» (che si dispiega tra la Torre e la Galerie des Archives vivantes), realizzata in collaborazione con il Getty Research Institute di Los Angeles. È la prima mostra in Francia dedicata al progetto E.A.T., una Ong fondata nel 1966 negli Stati Uniti da Billy Klüver e Fred Waldhauer, ingegneri presso i Bell Telephone Laboratories, uno dei principali centri di ricerca e sviluppo al mondo in materia di telecomunicazioni, e gli artisti Robert Rauschenberg e Robert Whitman. Un’iniziativa «visionaria» che ha creato legami tra le arti visive e il teatro e l’alta tecnologia. Sono allestite opere di Robert Breer, John Cage, Lucinda Childs, Hans Haacke, Alex Hay, Deborah Hay, Marta Minujín, Peter Moore, Wen-Ying Tsai, David Tudor, Andy Warhol, o ancora Robert Whitman e dello stesso Rauschenberg. 

Sempre il primo maggio si apre al Luma anche una mostra, presentata come il quinto capitolo della serie «Archives Hans Ulrich Obrist», dedicata all’opera grafica di Maria Lassnig (1919-2014), pittrice austriaca e pioniera dell’emancipazione della donna nel mondo dell’arte, vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2013 per i suoi autoritratti, genere a cui si è dedicata sin dagli anni Quaranta, e il suo lavoro sul corpo e la figura umana. A lei si deve il concetto di «body awareness», la «consapevolezza del corpo», che si è espresso in immagini dalle forme spregiudicate e i colori innaturali. La mostra si intitola «Vivre avec l’art empêche de se faner!» (fino all’10 maggio 2026). 

Maria Lassnig, «Untitled», 2000-02 ca. © Maria Lassnig Foundation

Philippe Parreno, «Membrane», 2023. © Philippe Parreno. Foto: Mathias Mangold

Luana De Micco, 25 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Al Luma Arles si balla con i demoni | Luana De Micco

Al Luma Arles si balla con i demoni | Luana De Micco