Influenzata dal Pointillisme di George Seurat, da Cézanne, da Piero della Francesca e dai colori delle colline toscane illuminate dal sole cocente dell’estate, Bridget Riley (1931, Norwood, Londra) è ritenuta una delle più grandi astrattiste della sua generazione. Ha cominciato a esplorare il bianco e nero con la Op Art negli anni ’60 per poi iniziare un lungo e complesso percorso di ricerca sul colore e tutte le sue possibilità.
Considerata un tesoro nazionale nella sua Inghilterra, è ora celebrata anche negli Stati Uniti con una mostra alla Morgan Library & Museum dal 23 giugno all’8 ottobre che, per la prima volta, è dedicato esclusivamente ai suoi disegni. Comprende 75 opere su carta, realizzate tra gli anni ’40 e gli anni 2000, tra cui le opere realiste e i paesaggi del periodo giovanile, e ha prodotto un catalogo illustrato fresco di stampa con testi delle curatrici Jay Clarke e Rachel Federman, e di Thomas Crow.
Alla Morgan inaugura anche un’altra mostra dedicata al disegno, ma incentrata sull’opera del pittore simbolista svizzero Ferdinand Hodler (1853-1918), che comprende 60 lavori provenienti dal Museo svizzero Jenisch. Infine, in contemporanea alle prime due, è allestita anche «Into The Woods: French Drawings and Photographs from the Karen B. Cohen Gift», per celebrare, con una selezione di una cinquantina di lavori su carta dell’800 francese, la cospicua donazione di Karen B. Cohen al Museo di oltre 130 disegni, tra opere a carboncino, inchiostro e varie altre tecniche, nonché fotografie.