«Presso il pungente promontorio orientale» (1967) di Carol Rama, collezione privata (particolare)

© Archivio Carol Rama, Torino. Foto: Roberto Goffi

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«Presso il pungente promontorio orientale» (1967) di Carol Rama, collezione privata (particolare)

© Archivio Carol Rama, Torino. Foto: Roberto Goffi

Carol Rama talentuosa ribelle in Germania

Nella Schirn Kunsthalle 120 lavori dell’artista torinese offrono una panoramica completa della sua opera

All’artista torinese Carol Rama (1918-2015) la Schirn Kunsthalle dedica per la prima volta in Germania la grande mostra «Carol Rama: a rebel of Modernity». Fino al 2 febbraio 2025 circa 120 opere selezionate da Martina Weinhart con Theresa Dettinger esplorano il complesso universo dell’artista, pervaso dai grandi temi dell’esistenza umana: sessualità (soprattutto quella femminile, della cui rappresentazione Rama è stata una delle pioniere tanto da venire inizialmente censurata), passione, malattia e morte. Talentuosa autodidatta, l’artista si distingue per la continua sperimentazione che le ha permesso di attraversare settant’anni di carriera senza mai rinunciare a posizioni di aperta rottura con le convenzioni artistiche e sociali, divenendo fulcro di una cerchia di intellettuali e artisti. Un tardivo Leone d’oro alla carriera le fu conferito nel 2003 dalla Biennale di Venezia.

«Le opere di Carol Rama sono intrise di una cultura molto personale che dona loro un’immediatezza e un’autenticità seducenti, afferma Weinhart. L’artista una volta commentò che “tutto e niente è autobiografico”, e questa è forse la chiave della sua intera opera. Come donna in un mondo in cui gli uomini non dominavano solo la scena artistica, Rama si è concentrata sulla libertà artistica e sull’autoaffermazione come temi duraturi. Allo stesso tempo, il suo lavoro è inestricabilmente legato alla sua forte personalità, alla sua biografia e al suo spettacolare studio, un Gesamtkunstwerk a sé stante. Non di rado, il modo di proporsi di questa personalità abbagliante ha distolto l’attenzione dalla sua straordinaria arte».

La mostra si articola in 8 sezioni, che rendono omaggio al tuttora esistente studio torinese offrendo una panoramica completa dell’opera di Rama. La prima sala è dominata da lavori rosso fuoco, che danno ai visitatori una prima impressione della trasversalità dell’opera dell’artista. Accanto a lavori di grande impatto come «Senza titolo (Maternità)» (1966) sono esposte opere astratte, montaggi di oggetti, bricolage su carta e un’opera tessile. La sala successiva presenta la fondamentale serie di acquerelli erotici dipinti tra il 1936 e il 1946, a lungo censurati ed esposti per la prima volta nel 1979. Molti sono ambientati in un reparto psichiatrico, dove fu realmente internata la madre di Rama. «Con questa serie, l’artista si lascia alle spalle l’ambiente borghese della conservatrice città di Torino, sullo sfondo della cattolica Italia fascista, e si identifica fermamente come artista d’avanguardia, precisa Weinhart. Verso la fine degli anni Trenta, ha poi prodotto un gruppo di dipinti a olio che sono in netto contrasto con gli acquerelli. Sono ritratti e autoritratti riservati e malinconici, piatti, quasi disincarnati, antitetici, ad esempio, a quelli di Felice Casorati, caro amico e mecenate di Rama. Il genere del ritratto viene qui spinto sull’orlo della dissoluzione, come dimostra in modo esemplare “Senza titolo (Autoritratto)” del 1937».

La mostra focalizza anche l’adesione dell’artista nel 1953 al Movimento Arte Concreta (Mac), fondato a Milano allo scopo di prendere le distanze attraverso l’astrazione dall’estetica realista propugnata dal fascismo. I primi anni Sessanta vedono l’inizio di una delle fasi di lavoro più incisive di Rama, quella dei bricolage. Adottando un termine coniato da Claude Lévi-Strauss, Edoardo Sanguineti usò questa parola per descrivere il metodo di lavoro di Rama, basato su liberi processi associativi sul piano sia del materiale sia del contenuto, che anticipavano Nouveau Réalisme e Arte povera. Opere di colore nero e le celebri «Gomme» rappresentano ulteriori evoluzioni del suo percorso, fortemente legato a cupi eventi come la guerra del Vietnam, che si conclude in mostra con il ritorno alla figurazione degli anni Ottanta.

«Senza titolo (Maternità)» (1966) di Carol Rama, collezione privata, Torino. © Archivio Carol Rama, Torino. Foto: Gabriele Gaidano

Elena Franzoia, 15 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Carol Rama talentuosa ribelle in Germania | Elena Franzoia

Carol Rama talentuosa ribelle in Germania | Elena Franzoia