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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliAllestita nel settecentesco Castello di Prangins, sede del Museo Nazionale Svizzero affacciata sul lago di Ginevra, «Tours du monde. Da Giulio Verne ai primi Globetrotters» (fino al 26 ottobre) affronta gli albori del moderno turismo globale. Corredata da un catalogo di 248 pagine riccamente illustrato e intitolato La manie des tours du monde (Liénart ed.), la mostra nasce dal progetto di ricerca del Fondo Nazionale Svizzero (Fns) «Making the World-Primi globetrotters e giri turistici del mondo (1869-1914)», programma multidisciplinare dalla durata quadriennale che fino al 2027 riunisce nel dipartimento di geografia dell’Università di Ginevra, sotto la guida del professore Jean-François Staszak, una quindicina di ricercatori svizzeri, europei, americani e giapponesi.
«Questi tour diventano possibili a partire dal 1869 grazie all’apertura della linea San Francisco-Yokohama e della ferrovia transcontinentale americana, afferma il team curatoriale, per poi conoscere un incremento considerevole dopo la pubblicazione nel 1872 del mitico romanzo di Verne Il giro del mondo in 80 giorni. La mostra parte dalle tracce dei migliaia di turisti, soprattutto occidentali, che hanno scelto questa esperienza tra 1869 e 1914, tra cui numerosi Svizzeri. Il nostro obiettivo è da un lato comprenderne le motivazioni, scoprirne gli itinerari, vedere quali oggetti e souvenirs si sono portati a casa, dall’altro rievocare le condizioni materiali che hanno reso questi viaggi possibili. Poniamo infatti ugualmente l’accento sui giri del mondo reali e virtuali, entrati nella cultura popolare dopo il romanzo di Verne. Senza tralasciare come queste esperienze siano diventate un simbolo dell’egemonia culturale dell’Occidente ottocentesco».
Circa 300 oggetti di svariata natura definiscono un viaggio strutturato in otto sezioni/tappe: La mania dei giri del mondo; Giro del mondo, colonizzazione e imperialismo; Il giro del mondo in stereoscopia; Il giro del mondo orologio alla mano; Il giro del mondo in 80 giorni; Incontrare i globetrotters; Fare il giro del mondo: condizioni materiali e dimensioni planetarie; E oggi, quali giri del mondo?
Si snoda così un percorso affascinante, che partendo dall’Ottocento non solo di panorami, diorami e lanterne magiche ma anche cinema, musei, grandi esposizioni e parchi di attrazioni, tutti modi «indiretti» di visitare un globo terrestre ormai percepito come misurabile e percorribile, giunge fino alle attuali problematiche innescate dall’overtourism e dai cambiamenti climatici. Di grande interesse la nascita nel Giappone appena apertosi all’Occidente della figura del globetrotter, evoluzione del colto e abbiente viaggiatore del Grand Tour che in una dinamica di aurorale industria turistica internazionale e grazie a nuove e più efficienti reti infrastrutturali da New York giunge a Gibilterra (o viceversa) attraversando San Francisco, Yokohama, Hong Kong, Singapore, Calcutta, Bombay, Aden, Il Cairo e Napoli. In queste nuove geografie, le ormai marginali Europa, Terra Santa, India e Cina diventano oggetto di escursioni complementari, mentre risultano assenti Africa e Oceania.