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Jusepe de Ribera, «San Tommaso», Firenze, Fondazione Roberto Longhi (particolare)

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Jusepe de Ribera, «San Tommaso», Firenze, Fondazione Roberto Longhi (particolare)

Da Caravaggio al Novecento, le passioni di Roberto Longhi e Anna Banti

A Villa Bardini, accanto al Seicento anche le opere dei loro contemporanei, da Morandi («uno dei migliori pittori viventi d’Italia») a Carrà, per un affondo su vari aspetti dell’attività dei due studiosi

Dal 27 marzo al 20 luglio Villa Bardini di Firenze presenta la mostra «Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti», promossa dalla Fondazione Cr di Firenze, in collaborazione con la Fondazione di Studi di Storia dell’arte Roberto Longhi. A cura di Cristina Acidini e Claudio Paolini, la rassegna è incentrata sulle figure dei due noti storici dell’arte, per meglio coglierne il rilievo e anche le peculiarità. Roberto Longhi (Alba, Cn, 1890-Firenze, 1970), con l’immancabile sigaretta che gli pendeva dalle labbra, «il sorriso ironico e lo sguardo impaziente» (come lo descrive uno dei suoi allievi più stretti, Giuliano Briganti), punto di riferimento imprescindibile per generazioni di studiosi, è certo ricordato per il suo metodo attributivo, ma senza che sempre si colga pienamente, specie fuori dai confini nazionali, il lato eversivo e innovatore del suo pensiero, quell’«isola deserta nel cuore di una notte senza luce» che scorge invece il giovane Pier Paolo Pasolini quando, in un inverno di guerra a Bologna, segue all’università il corso sui «Fatti da Masolino a Masaccio». La lettura delle forme non è mai stata in Longhi specialismo tecnico, ma punto di partenza per un’analisi sul corpo reale della storia, per l’interpretazione di opere nate da una condizione umana. 

Insieme a Lucia Lopresti (Firenze, 1895-Marina dei Ronchi, Ms, 1985), sua moglie, che scrive sotto lo pseudonimo di Anna Banti, Longhi crea nella sua dimora, la Villa «Il Tasso», una fondazione tuttora attiva con giovani borsisti. E qui sono conservati alcuni capolavori esposti a Villa Bardini, tra cui il «Ragazzo morso da un ramarro» di Caravaggio. A Longhi spetta infatti la riscoperta di quel maestro, cui dedicò la mostra a Milano nel 1951 (che fu visitata da oltre 400mila visitatori!), mentre ad Anna Banti, attenta studiosa di quel secolo, quella di Artemisia Gentileschi, cui dedica il celebre romanzo che ne alimenterà il mito. Il Seicento è uno dei fulcri della mostra, con dipinti quali la «Negazione di Pietro» di Valentin de Boulogne, il «Compianto di Cristo» di Orazio Borgianni, «San Tommaso» di Jusepe de Ribera o il «Davide che trascina la testa di Golia» di Giovanni Lanfranco. Altro nucleo importante di opere riguarda le passioni di Longhi e Banti per i loro contemporanei, tra cui Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Socrate, Mario Mafai, Ennio Morlotti, Carlo Mattioli (con un «Ritratto di Longhi»), Adriana Pincherle (che ritrae Anna Banti). 

Caravaggio, «Ragazzo morso da un ramarro»

Un posto d’onore è riservato a Giorgio Morandi, che era per Longhi «uno dei migliori pittori viventi d’Italia», con dieci opere regalate dall’artista alla coppia di storici dell’arte in occasioni diverse. Il percorso, articolato in dodici sezioni tematiche, si focalizza sui vari aspetti dell’attività di Longhi, quali il collezionismo, il cinema, la docenza (tra Bologna e Firenze con storici allievi, quali Mina Gregori), e sulla personalità di Anna Banti, storica dell’arte, scrittrice e traduttrice, con una selezione dei moltissimi disegni che il marito le ha dedicato e fotografie che la ritraggono negli ambienti della Villa «Il Tasso». I due documentari, l’uno su Carpaccio, l’altro su Carrà, sono tra le testimonianze di quanto Longhi e Banti siano stati divulgatori della storia dell’arte, avendo consuetudine con settimanali, radio e televisione, e credendo fortemente nelle possibilità di estendere la conoscenza e l’interesse per questa materia. Altre immagini, documenti di archivio e contenuti multimediali testimoniano una temperie culturale che merita di essere scoperta, riscoperta, rimeditata e compresa e che si fonda anche sui rapporti della coppia con figure quali Giuseppe Ungaretti, Giorgio Bassani, Vasco Pratolini, Carlo Emilio Gadda, Piero Bigongiari, Enrico Pea, Pier Paolo Pasolini e Gianfranco Contini (che curò nel 1973 l’edizione di un’antologia degli scritti di Longhi per «I Meridiani» di Mondadori, da poco riedita nei «Millenni» di Einaudi). 

Giorgio Morandi, «Natura morta di oggetti in viola», 1937

Laura Lombardi, 18 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Da Caravaggio al Novecento, le passioni di Roberto Longhi e Anna Banti | Laura Lombardi

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