«Giant Double-Piccadilly» (1969–73) di Dieter Roth. Foto di Sarah Muehlbauer

Dieter Roth © Dieter Roth Estate Courtesy Hauser & Wirth

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«Giant Double-Piccadilly» (1969–73) di Dieter Roth. Foto di Sarah Muehlbauer

Dieter Roth © Dieter Roth Estate Courtesy Hauser & Wirth

Da Hauser & Wirth tra la poesia e il sarcasmo di Dieter Roth

La mostra newyorkese raccoglie le opere grafiche, tra le più visionarie, dell’artista tedesco

 

Dieter Roth (Hannover, 1930-Basilea, 1998) durante la sua carriera si è confrontato con diversi linguaggi, dalla scultura alla pittura, dalle tecniche di stampa a quelle cinematografiche e ha anche realizzato libri d’artista. Ogni reperto era per lui fonte d’ispirazione e potenzialmente incipit per una qualche forma d’arte. Nota è la sua esperienza di vita in Islanda alla fine degli anni ’60, in cui iniziò ad accumulare in modo casuale diversi oggetti organici e deperibili con cui poi creò degli accumuli materici che dovevano deteriorarsi nel tempo. Con la mostra «Dieter Roth. Islandscapes» (25 febbraio-19 aprile), la galleria Hauser & Wirth, nella sua sede sulla 18ma strada di New York, omaggia il grande autore tedesco attraverso una selezione di opere grafiche, monoprint, multipli e pezzi unici che vanno dai primi anni ’60 al 1975. In particolare, il percorso si concentra sulle stampe di Roth, che hanno accompagnato ogni fase della sua vita e della sua pratica (calcografia, xilografia, offset e serigrafia; fu infatti docente di incisione alla Rhode Island School of Design di Providence, a metà degli anni Sessanta). Il percorso, che evidenzia i principi estetici chiave dell’artista, come la ripetizione, il raddoppio, la simmetria e l’inversione e che sottolinea la sua filosofia alla base di una produzione originale e al contempo «discreta», enfatizza i vasti panorami dell’Islanda. Le immagini popolari della grande isola tratte dalle cartoline («ninnoli malinconici» secondo Roth) sono il punto di partenza delle opere esposte. La stessa cartolina, ad esempio, è tagliata e riassemblata per produrre simmetrie e inversioni sorprendenti. L’effetto è quello di un paesaggio insulare ma anche di una città o di uno skyline riflessi in uno specchio d’acqua.

 

«SURTSEY» (1973-74) e «SURTSEY - Dinner» (1973-1993/2003) di Dieter Roth © Dieter Roth Estate Courtesy Hauser & Wirth

Per le quattro opere «Paesaggio islandese» Roth ha riprodotto scatti realizzati con la Polaroid utilizzando la calcografia a mezzatinta, tecnica di stampa puntinista che simula la precisione della fotografia originale. Le stampe di questa serie evidenziano la caratteristica distintiva di ogni paesaggio: una linea dell’orizzonte. In «Hut» (1966), Roth ha serigrafato la caratteristica sagoma di una bombetta su carta colorata per creare lo sfondo ideale delle serigrafie in quadricromia di una cartolina raffigurante la valle di Glerárdalur, luogo mitico e disabitato dell’Islanda. In «Surtsey» (1973-74) quanto in «SURTSEY – Dinner» (1973-1993-2003), ha ripetuto invece una fotografia scattata mentre un isolotto si formava a causa di un’eruzione sottomarina (pare che l’isola scomparirà sotto la superficie dell’oceano entro il 2100). Un fenomeno vulcanico e un piatto fumante sono stati da lui accostanti in un’opera che «riflette il suo profondo interesse per le sostanze dinamiche e volatili e per il cambiamento come precondizione necessaria per la creatività in generale». Infine, in mostra non può mancare uno dei tanti lavori ispirati a Piccadilly Circus, iconico luogo che ospita grandi pubblicità commerciali illuminate e soggetto privilegiato di molte sue composizioni. Il «Giant Double-Piccadilly» (1969-1973) è un ingrandimento della cartolina del famoso snodo inglese con una pronunciata asimmetria tra ciò che appare nel recto e nel verso dell’immagine originale, caratteristica che obbliga lo spettatore a orbitare intorno all’opera come un veicolo nella rotonda più famosa di Londra.

 


 

Monica Trigona, 20 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Da Hauser & Wirth tra la poesia e il sarcasmo di Dieter Roth | Monica Trigona

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