«La natura è l’equilibrio della spirale» (1976) e «Senza titolo» (2002) di Mario Merz, Collezione Merz, Torino

Foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti. © Mario Merz, by Siae 2024

Image

«La natura è l’equilibrio della spirale» (1976) e «Senza titolo» (2002) di Mario Merz, Collezione Merz, Torino

Foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti. © Mario Merz, by Siae 2024

I primi cent’anni di Mario Merz

In concomitanza di ArtVerona, la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti porta in città la prima mostra dedicata al grande esponente dell’Arte Povera

Giunge a Verona, dove una sua monografica non si è mai tenuta, l’opera di Mario Merz con una mostra nella Galleria d’Arte Moderna Achille Forti realizzata in collaborazione con ArtVerona, la fiera d’arte moderna e contemporanea che si svolge dall’11 al 13 ottobre. «Mario Merz. Il numero è un animale vivente», a cura di Patrizia Nuzzo, responsabile della Gam veronese, e di Stefano Raimondi, direttore artistico di ArtVerona, si apre l’11 ottobre in collaborazione con la Fondazione Merz, e resterà visitabile fino al 30 marzo 2025, ponendosi tra i due eventi con cui si celebra il centenario dell’artista che cadrà il primo gennaio 2025.

La mostra rientra nelle iniziative del format «Habitat» di ArtVerona con cui Raimondi ha indagato e presentato al pubblico alcuni dei protagonisti dell’arte italiana sviluppatasi in Italia a partire dall’opera di Lucio Fontana, in particolare dagli anni Sessanta, con Marina Apollonio, Gianni Colombo, Luciano Fabro, Ugo La Pietra, Marinella Pirelli, Nanda Vigo e Giulio Paolini. «Opere che non devono essere semplicemente viste ma vissute, ambienti che vanno abitati, “habitat”, in cui l’opera è lo spazio stesso che viene creato e plasmato dall’artista», spiega il direttore artistico di ArtVerona.

«Nella mostra veronese, scrive in catalogo Patrizia Nuzzo, è allestita una versione “aperta” dell’igloo senza gli spezzoni di vetro o le lastre irregolari di pietra, attraversata da strutture metalliche tubolari rettangolari, con scritte al neon disposte su pietre, i cavi elettrici e quanto appartiene a una tecnologia leggera. Intitolato “La case girano attorno a noi o noi giriamo attorno alle case?”, realizzato alla fine degli anni Novanta, il lavoro raccoglie i concetti più emblematici della poetica dell’artista su cui costantemente torna a riflettere introducendo, di volta in volta, nuovi processi di senso: la circolarità del tempo, l’essenzialità della forma, la tensione tra gli elementi, il rapporto dialettico con lo spazio».

Attraversato da sagome di animali preistorici, la cui riproduzione segue la legge delle sequenze frattali, l’opera ha suggerito il titolo della mostra, «citazione, continua Nuzzo, di una delle illuminanti frasi dell’artista raccolte nel volume Voglio fare subito un libro, che sottolinea la relazione concettuale tra i numeri e gli animali, tra idea e materia, tra astratto e concreto, tra inorganico e organico». La mostra è accompagnata da un catalogo (Manfredi Edizioni) con contributi critici dei curatori, di Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali di Perugia e della Direzione Regionale Musei dell’Umbria, e un regesto storico critico a cura di Milena Cordioli, che ricostruisce la vicenda espositiva di uno dei protagonisti più importanti dell’Arte povera.

«Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?» (1999) di Mario Merz, Collezione Merz. Foto © Giuseppe Marinelli / Giovanni Peretti. © Mario Merz, by Siae 2024

Camilla Bertoni, 09 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

I primi cent’anni di Mario Merz | Camilla Bertoni

I primi cent’anni di Mario Merz | Camilla Bertoni