Tempo e natura sono due fenomeni centrali nella vita umana, costellata di eventi che si ripetono con regolarità, come il ciclo giorno-notte, le stagioni, le migrazioni di animali, la crescita delle piante, o eventi astronomici, laddove il tempo ne sustanzia il divenire e la frequenza. A questi temi è dedicata la mostra primaverile del Kunsthistorisches Museum di Vienna, «Arcimboldo, Bassano, Bruegel. I tempi della natura», aperta dall’11 marzo al 29 giugno. La scelta dei tre artisti e di loro lavori centrali, come fulcro attorno a cui si aggregano in otto capitoli un centinaio di opere, fra dipinti, sculture, arazzi, documenti storici, propone un approfondimento anche del diverso rapporto fra uomo e natura nel Medioevo e nel Rinascimento: «Contrariamente al Medioevo, in cui la natura era percepita piuttosto come ambiente ostile e minaccioso, del quale avere timore, nel Rinascimento essa diventa fonte di gioia e di ricreazione. Nasce l’interesse per il proprio ambiente, per l’osservazione e lo studio della natura, e il godimento della sua bellezza: si scalano montagne e si creano giardini, e tutto ciò trova espressione nelle arti», dice Jonathan Fine, nuovo direttore del Khm. Arcimboldo fu pittore di corte di tre imperatori asburgici e nel nostro tempo la sua attenzione per la natura è stata fonte di grande apprezzamento da parte del grande pubblico. Il Kunsthistorisches Museum è proprietario di quattro opere del pittore milanese e alcuni prestiti integrano la sua presentazione in mostra. Anche Pieter Bruegel il Vecchio dedicò attenzione alla natura e al susseguirsi delle stagioni e tre sue fondamentali raffigurazioni che lo tematizzano sono di proprietà del Khm.
Jacopo Bassano con la sua bottega e la partecipazione dei suoi figli godette di un’ampia celebrità in vita e fu autore fra l’altro di una serie di opere raffiguranti scene di vita contadina, che la mostra presenta dopo un complesso restauro e dopo una ricerca sul corpus di lavori di Bassano della collezione di casa: «Nel XVI e XVII secolo qualsiasi collezione di rango doveva comprendere dei dipinti di Bassano. Fu così per le collezioni dei Medici, dell’imperatore Rodolfo II, dei regnanti di Francia e di Spagna, e dell’aristocrazia britannica. A questo apprezzamento contribuì l’intreccio di episodi biblici con paesaggi rurali», spiega la curatrice Francesca Torre-Scheuch, che sottolinea come sia per Arcimboldo, sia per Pieter Bruegel, sia per Bassano l’interesse per le stagioni si manifestò quasi contemporaneamente verso la metà del XVI secolo, in un periodo in cui la scienza traeva grande beneficio e si poggiava fortemente sull’arte di chi era in grado di creare precise e dettagliate raffigurazioni della natura in tutte le sue declinazioni. Fra i prestiti che arricchiscono il percorso espositivo, due fogli di Leonardo dalla Royal Library di Windsor con studi di fiori e piante per il dipinto «Leda e il cigno», che testimoniano gli approfonditi sguardi del genio italiano sulla natura. Allo stesso modo, due esempi di opere di Dürer (il «Mazzo di viole» e «La Ghiandaia Marina Morta») evidenziano l’interesse del maestro tedesco per il contesto naturale del suo tempo.