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Elisabetta Raffo
Leggi i suoi articoliPer chi ama unire vacanza e cultura, il manga offre due spunti perfetti: da leggere sotto l’ombrellone o da scoprire in mostra. La mostra «Mondo Mizuki, Mondo Yōkai», aperta fino al 30 agosto a Udine, rappresenta un’occasione imperdibile per entrare nell’universo narrativo di Shigeru Mizuki. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Filosa, curatore dell’esposizione con Canicola e Mizuki Pro, Tokyo, che evidenzia come l’opera di Mizuki sia profondamente attuale, capace di dialogare con le inquietudini contemporanee riguardo all’identità, alla tecnologia, alla natura e alla memoria.
Parallelamente, Taiyō Matsumoto, vincitore a giugno 2025 del Prix Émile Guimet a Parigi e dell’Eisner Award a San Diego a luglio 2025 per il suo manga «Tokyo Higoro» («Tokyo, giorno per giorno»), porta la sua narrazione urbana e frammentata sulla scena globale. Questi recenti riconoscimenti, che seguono una lunga serie di premi internazionali, offrono uno spunto di confronto tra due grandi maestri del manga che, con linguaggi diversi, raccontano due volti del Giappone: quello storico e spirituale di Mizuki e quello metropolitano e psicologico di Matsumoto.
«Pur appartenendo a generazioni diverse, due fattori fondamentali accomunano Mizuki e Matsumoto. Le opere di questi due autori emergono dall’oceano di produzioni manga grazie a uno stile ricchissimo e inconfondibile che abbraccia oriente e occidente senza però mai perdere la propria identità», spiega Filosa. «La ricerca grafica di Mizuki e Matsumoto non è rinchiusa dentro i confini di determinate scuole o tendenze artistiche, l’approccio dinamico e inclusivo con cui affrontano i canoni del manga garantiscono ai loro lavori un’aura senza tempo, imperitura».
Il manga è il risultato di un rapido processo di industrializzazione e occidentalizzazione che il Giappone ha attraversato a partire dalla metà del XX secolo. Pur adattandosi a influenze occidentali, il manga ha mantenuto un rapporto sereno con la natura e il mondo degli uomini, radicandosi in una cultura che rispetta il passato e la spiritualità, elementi chiave nell’opera di Mizuki e in quella di Matsumoto, seppur in modi diversi.
Shigeru Mizuki ha costruito un universo narrativo popolato dagli yōkai, figure mitiche e spirituali del folklore giapponese. Questi spiriti incarnano le paure, le ansie e le memorie di un popolo segnato dalla tragedia della guerra e dal rapido cambiamento sociale e culturale. La sua opera recupera una tradizione minacciata dall’urbanizzazione e dalla modernità accelerata, proponendo un invito a riflettere sui costi del progresso e a ricostruire un rapporto armonioso con la natura e il mondo degli uomini.
La mostra al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine è un percorso immersivo tra tavole originali, edizioni rare e ricostruzioni scenografiche che restituiscono l’atmosfera sospesa delle opere. Il visitatore entra in un villaggio popolato da spiriti, ascolta le loro storie e scopre come nascono i personaggi, a metà tra il mostruoso e il familiare. Filosa ha voluto offrire non solo una retrospettiva storica, ma anche un’esperienza che permette di cogliere la potenza narrativa e visiva di Mizuki al di là delle mode editoriali.
Gli yōkai di Mizuki non sono semplici creature fantastiche: sono prolungamenti del subconscio collettivo, simboli di una natura animata che merita rispetto e attenzione, in un tempo in cui la riflessione ecologica è più urgente che mai. Il suo lavoro si situa tra passato e presente, mito e realtà storica, intrecciando storie di guerra, vita rurale e folklore con un tono spesso ironico e profondamente umano. «La visione etica e quindi estetica di Mizuki trova la sua forza in quel fragile punto di incontro tra tradizione e innovazione, umanità e cinismo, apertura mentale e scetticismo», sottolinea Filosa.
Taiyō Matsumoto, invece, offre una visione più contemporanea e urbana del Giappone. Il suo manga «Tokyo Higoro» racconta la vita nella metropoli con uno sguardo introspettivo e frammentato, vicino all’arte contemporanea e al fumetto d’autore europeo. La storia segue un editor di manga alle prese con la trasformazione dell’industria e il confronto con il proprio passato, riflettendo sul vuoto urbano, la solitudine e l’incertezza esistenziale tipiche del Giappone moderno, senza il conforto dei miti tradizionali.
Questi due mondi, apparentemente opposti, sono in realtà complementari: Mizuki ci mostra il mondo invisibile, quello degli spiriti e della memoria, mentre Matsumoto racconta il mondo visibile, quello della città e della sua alienazione. Entrambi indagano la fragilità del presente giapponese, offrendo visioni ricche e profonde che arricchiscono la comprensione del manga come linguaggio universale e contemporaneo.
Con i suoi oltre cento anni di storia, il manga ha saputo innovare senza rinnegare la tradizione, aprendo le porte all’Oriente e all’Occidente, diventando un fenomeno globale. Questo equilibrio tra continuità culturale e innovazione stilistica è incarnato da Mizuki e Matsumoto, autori che hanno attraversato epoche e generi senza perdere la propria voce unica.
In Italia il manga ha vissuto negli ultimi anni una crescita impressionante, diventando la categoria trainante del fumetto, con un pubblico vasto e variegato (intorno ai 15-20 milioni di euro annui e il 40-50% delle vendite di fumetti). Dal 2023 si registra però un calo legato alla saturazione del mercato, alla concorrenza digitale e ai cambiamenti nei modelli di fruizione. Nonostante ciò, mantiene un pubblico fedele e un segmento di lettori adulti più interessati a opere di nicchia o sperimentali.
Il confronto con il mercato francese è importante: il premio a Matsumoto, assegnato a Parigi, sottolinea la posizione della Francia come secondo mercato mondiale del manga dopo il Giappone (con un valore annuo che supera i 400 milioni di euro e una diffusione molto ampia e trasversale tra tutte le fasce d’età). Qui, il fumetto giapponese gode di investimenti editoriali, digitali e culturali più strutturati, con una diffusione capillare di fumetterie, eventi e una maggiore inclusione nella cultura scolastica. Questo rende il settore francese più resiliente e articolato rispetto all’Italia.
In Italia, pur con limitazioni distributive e culturali, il manga ha trovato terreno fertile grazie all’assenza di produzioni locali altrettanto competitive per il pubblico giovane. La sfida resta valorizzare la specificità del manga senza omologarlo, promuovendo una maggiore conoscenza e diffusione culturale.
Una riflessione finale di Filosa conclude il confronto: «Il manga non è solo “occhioni grandi e spigoli”: è anche questo, ma prima di tutto è un linguaggio sequenziale vivo, capace di abbracciare qualsiasi tipo di contenuto e stile all’interno della sua struttura narrativa e tecnica. Imitarne personaggi, situazioni e soluzioni grafiche porterà sempre a risultati mediocri, e quindi superflui, soprattutto se consideriamo l’enorme quantità di opere già prodotte in Giappone. Basta osservare gli euromanga e in generale quei cataloghi editoriali che propongono prodotti omologati al manga nella forma e nei contenuti: queste iniziative non tengono conto della sua parabola storica. Il manga si è affermato e ha conquistato un ruolo di primo piano nella scena culturale giapponese raccontando tanto esperienze dirette o di vita vissuta, quanto storie di natura fantastica, ma sempre ancorate a dati spaziali e temporali reali, condivisi con i lettori ai quali queste opere sono dedicate».
La mostra di Udine dedicata a Mizuki rappresenta un’occasione straordinaria per immergersi in un universo narrativo che coniuga tradizione, attualità, arte, riflessione ecologica e umanità. Per chi preferisce uno sguardo contemporaneo, l’opera di Taiyō Matsumoto offre un’esperienza unica di introspezione urbana e innovazione stilistica nel panorama del manga d’autore.
Filosa a chi volesse approfondire consiglia di leggere:
• Okinawa di Susumu Higa, Rizzoli Lizard
• La mia vita in Barca di Tsuge Tadao, Coconino
• L’uomo senza talento di Tsuge Yoshiharu, Canicola
• Nausicaa di Miyazaki Hayai, Panini