Weegee, «Afternoon crowd at Coney Island, Brooklyn, July 21, 1940», International Center of Photography. Bequest of Wilma Wilcox, 1993

© International Center of Photography/Getty Images

Image

Weegee, «Afternoon crowd at Coney Island, Brooklyn, July 21, 1940», International Center of Photography. Bequest of Wilma Wilcox, 1993

© International Center of Photography/Getty Images

Il paradosso di Weegee all’Icp

La tappa newyorkese della retrospettiva a lui dedicata riporta il fotografo sui «set» che, mentre lo tramutavano in una leggenda vivente, consegnavano all’immaginario collettivo il noir e il glamour di Manhattan

«Weegee è un enigma», scrive il curatore francese Clément Chéroux nel catalogo che accompagna la mostra itinerante «Weegee: Society of the Spectacle», in corso nell’International Center of Photography (Icp) di New York fino al 5 maggio. «Il fotografo è noto per i suoi scatti prodotti per la stampa scandalistica americana: gangster stesi in pozze di sangue, corpi intrappolati in auto incidentate, piccoli criminali che guardano attraverso le sbarre di un furgone della polizia, edifici sgangherati divorati dal fuoco... Eppure, paradossalmente, i suoi archivi abbondano anche di immagini di celebrità: feste dell’alta società, circhi, folle festanti, inaugurazioni di gallerie e prime di film». La mostra cerca di svelare questo paradosso con una nuova lettura dell’uomo, nato nel 1899 con il nome di Ascher Fellig nell’odierna Ucraina. 

Raramente visto senza il suo caratteristico sigaro, con in mano una macchina fotografica Speed Graphic, Weegee è salito alla ribalta lavorando di notte come fotografo freelance di cronaca a Manhattan a metà degli anni Trenta. Era famoso per la sua straordinaria capacità di arrivare prima della polizia o delle ambulanze sulle scene raccapriccianti che registrava e poi vendeva: da qui lo pseudonimo, un gioco di parole con «Ouija», la tavola usata per le comunicazioni medianiche. «Weegee è una figura molto singolare», afferma David Campany, scrittore, curatore e accademico britannico che di recente è rientrato all’Icp come direttore creativo. «La sua presenza è così forte che si ha la sensazione che se non fosse esistito qualcuno avrebbe dovuto inventarlo. Ma il punto è che lui si è inventato», aggiunge. 

Le immagini di Weegee, tuttavia, trascendono il sordido genere della fotografia criminale e le sue ambizioni sono più ampie, comprendendo una visione più umana dei suoi compagni della classe operaia di New York. Negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta pubblicò tre libri con le sue opere e fu selezionato per due volte per esporre al Museum of Modern Art di New York, mentre continuava a fotografare sia per la stampa sia per riviste di moda di alto livello, imprimendo sulle sue stampe il marchio: «Weegee The Famous». In seguito, si trasferisce a Hollywood, fotografando le star del cinema e diventando una celebrità, come una sorta di autoperpetuazione di sé stesso. Negli ultimi decenni della sua vita sperimentò la pellicola da 16 mm e le distorsioni artistiche. 

Weegee morì nel 1968 e in seguito divenne una figura ispiratrice per diverse opere cinematografiche, tra cui il duro fotografo criminale interpretato da Joe Pesci nel film di Howard Franklin del 1992 «Occhio indiscreto». L’anno successivo il suo archivio fu donato all’Icp, che da allora ha allestito cinque mostre su diversi aspetti del lavoro del fotografo. L’attuale mostra si avvale appunto delle raccolte dell’Icp e rappresenta un ritorno a casa in più di un senso. È stata presentata in anteprima l’anno scorso alla Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, dove Chéroux è direttore, prima di passare alla Fundación Mapfre di Madrid. A New York occupa uno spazio più ampio e coinvolgente. E, naturalmente, è vista in dialogo storico con l’ambiente circostante. «Abbiamo grandi vetrate che danno direttamente sul Lower East Side e ci sono fotografie di Weegee scattate a pochi passi da noi, dice Campany. È un’energia incredibile quella che le fotografie ricevono qui... Weegee è una specie di mascotte per questa parte della città». Campany afferma che lo scopo della mostra è quello di rivalutare il lavoro eterogeneo del fotografo e di trovare un punto di vista coeso. «Clément ha fatto un passo indietro e ha pensato a Weegee come a qualcuno che non si limitava a raccontare le cose, ma era consapevole del fatto che gli eventi e le celebrità diventano tali perché vengono fotografati», conclude Campany. 

Weegee, «On the Spot, December 9, 1939». © International Center of Photography/Getty Images

Weegee, «Clothing salesman, Easter Sunday, Harlem, New York», 1940 ca. © International Center of Photography/Getty Images

Simon Bainbridge, 15 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Il paradosso di Weegee all’Icp | Simon Bainbridge

Il paradosso di Weegee all’Icp | Simon Bainbridge