«Beirut, Libano» (1976) di Ferdinando Scianna

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«Beirut, Libano» (1976) di Ferdinando Scianna

In 60 scatti Scianna trasforma il dolore in compassione

Su invito dell’amico Giovanni Chiaramonte, il fotografo siciliano ha concepito una mostra per il Cmc di Milano sul tema della sofferenza. Ma sempre con una scintilla di speranza

Curata dall’autore stesso con Camillo Fornasieri, la mostra «Ferdinando Scianna. La geometria e la compassione», presentata da Cmc-Centro Culturale di Milano, dal 14 novembre al 18 gennaio 2025, scaturisce dall’invito fatto all’artista dall’amico Giovanni Chiaramonte, pochi mesi prima della sua scomparsa (ottobre 2023), di realizzare una mostra che fosse una meditazione sul dolore. Un tema caro a Scianna, che da sempre si confronta con questa dimensione documentando con una profonda pietas, ma con altrettanta fermezza e autenticità, situazioni estreme di disagio, povertà, malattia, morte. Sempre con una scintilla di speranza, però. Lo spiega lui stesso commentando proprio questa mostra: «niente si può esprimere senza geometria, senza forma, e la forma di ogni uomo e donna è la ricerca della felicità. Il dolore degli altri ci provoca compassione perché ci allontana tutti dal diritto a essere felici. Con questa mostra, e con il libro che l’accompagna, ho voluto raccontare che, anche nel più cupo dolore, si scopre l’ansia di cercare la felicità».

Altissimo il «peso specifico», tanto emozionale quanto formale, delle 60 opere fotografiche in bianco e nero Original Print, scelte con il direttore di Cmc, Camillo Fornasieri, per comporre questo percorso che è commentato dalle considerazioni di Scianna stesso, in una sorta di «letteratura ibrida di immagini e parole» con cui l’autore, oggi ottantunenne, narra la sua relazione con la realtà e con se stesso. Tutte le immagini esposte, scattate da Scianna nel mondo intero (oltre che in Italia e Francia, in Etiopia, Sudan, Bangladesh, India, Vietnam, Stati Uniti, America Latina e Libano), sono state selezionate tra quelle che hanno lasciato in lui un segno più profondo e, vedendole, non è difficile capirne la ragione. Mostra e libro-catalogo, edito da Silvana Editoriale per i «Quaderni del Cmc», sono divisi in otto capitoli, ognuno dei quali esplora un tema (miseria, malattia, catastrofi, violenza, emigrazione, emarginazione, solitudine, morte) in un intreccio continuo di immagini e parole.

Nato in Sicilia, a Bagheria, nel 1943, ma stabilitosi a Milano sin dagli anni ’60, Ferdinando Scianna è stato il primo fotografo italiano a essere accolto nella storica Agenzia Magnum, nel 1982, presentato da Henri Cartier-Bresson, ma il suo mentore è stato un altro grande siciliano, Leonardo Sciascia, caro amico e coautore di vari progetti, primo fra tutti il libro Feste religiose in Sicilia, 1965, con cui l’anno successivo Scianna avrebbe vinto il Premio Nadar.

«Ho Chi Minh Ville, Vietnam» (1993) di Ferdinando Scianna

Ada Masoero, 14 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

In 60 scatti Scianna trasforma il dolore in compassione | Ada Masoero

In 60 scatti Scianna trasforma il dolore in compassione | Ada Masoero