Derek Mf Di Fabio, «Bark (Messa in scena della performance a Torino, 2021)»

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Derek Mf Di Fabio, «Bark (Messa in scena della performance a Torino, 2021)»

L’Art City tra le porte di Bologna

Centinaia di mostre gratuite, uno Special Program, 10 ingressi alla città e altrettanti lavori site specific nella tredicesima edizione (ottava a cura di Lorenzo Balbi) dell’artweek di Arte Fiera, la più ambiziosa di sempre

Dentro e fuori porta, la tredicesima Art City, in calendario dal 6 al 16 febbraio a Bologna, dà il via ai progetti culturali dell’anno nuovo. Nel contesto urbano cittadino, permeabile alle culture contemporanee e tradizionalmente accogliente, in concomitanza con Arte Fiera, l’invito è quello di mettersi in movimento nell’intera area urbana, per scoprire, grazie alla cornice dell’Art Week, gallerie, musei, spazi istituzionali e anche tanti luoghi non convenzionali dove sono allestite esposizioni e installazioni di artisti affermati ed emergenti. 

Promosso dal Comune di Bologna e da BolognaFiere, il progetto si articola in due sezioni: una ad adesione spontanea, con centinaia di soggetti che partecipano a una selezione a maglia larga e inclusiva per offrire una mappatura capillare delle tantissime proposte (a ingresso gratuito) in città e dintorni; l’altra, lo Special Program, ha invece un taglio curatoriale definito, ed è affidata per l’ottavo anno a Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo, che ha scelto come tema le «Porte della città»

«Credo che questa sia l’edizione più ambiziosa degli ultimi anni. Art City ha elettivamente un rapporto identitario con Bologna, e qui le porte della città sono dei punti di orientamento visivo e simbolico nel quotidiano: se ti dai un appuntamento o devi indicare un luogo fai sempre riferimento al “dentro” o “ fuori” porta. Le porte storiche erano dodici, di queste ne sono rimaste dieci, alcune hanno ancora l’antico aspetto medievale, altre sono state modificate, ma ciascuna ha una storia. Sono presenze monumentali dal 1300, ma sono diventate anche molto di più. Per questo le abbiamo scelte e, in collaborazione con il nostro main sponsor, Banca di Bologna, che tra il 2007 e il 2009 ha promosso una campagna di restauro delle porte stesse, abbiamo tracciato un percorso di sette chilometri che collega dieci progetti artistici site specific, abbinando un artista a ogni monumento. Le opere sono realizzate da artisti diversi per generazione, tecniche e poetiche (disegno, scultura, video, suono ecc.), ma sono state tutte pensate in relazione ai luoghi e consentiranno ai visitatori di entrare e scoprirne la storia in maniera insolita. Un esempio della volontà di ancorare la proposta alla storia e all’identità della città è il progetto “Anteo” pensato da Andrea Romano per Porta Galliera, un lavoro ispirato alla storia di Anteo Zamboni, ragazzo bolognese ucciso da un gruppo di squadristi fascisti per aver tentato di uccidere Mussolini. Ma, accanto e congiuntamente alla sua identità antifascista, Bologna è una città aperta, eterogenea, cosmopolita, e così anche tutti gli altri progetti si presentano come una riflessione connaturata con il contesto, proprio per la loro varietà e per le differenze di approccio con il tempo, l’estetica e la società. La porta è metafora di attraversamento, di trasformazione, e ci piace pensare che queste sono sempre aperte».

Difficile descrivere in breve tutti i lavori: a Porta Mascarella Angelo Plessas porterà fortuna ai visitatori con «Exotropic Optimisms: Portal IV», un portale di insegne luminose con simboli di conciliazione e rigenerazione. A Porta San Donato l’installazione sonora «Deep Water Pulse» di Susan Philipsz evocherà il mondo sommerso marino, mentre a Porta San Vitale ci sarà la scultura «Phone User 4» di Judith Hopf, che nasce da un’indagine sulle azioni quotidiane. Antimonumentale il progetto di Franco Mazzucchelli «Intervento Ambientale», una grande scultura gonfiabile in pvc a Porta Maggiore, mentre a Porta Santo Stefano l’installazione video «Elegy» di Gabrielle Goliath ricorderà persone Lgbtqia+ perseguitate e uccise in Sudafrica. A Porta Castiglione «Tremendous gap between you and me» di Fatma Bucak porterà una riflessione sulla possibilità di rinascita dalle rovine; Francesco Cavaliere proporrà invece una giocosa animazione di Porta Saragozza con la scultura «Otto, doppia curva lingua!». Infine, sulla facciata di Porta San Felice la bandiera nera di Dread Scott, intitolata «A Man Was Lynched by Police Yesterday», si pone come denuncia dei soprusi subiti dalla comunità afrodiscendente, mentre a Porta Lame, il video «Aaaaaaa» di Valentina Furian esplorerà le profondità della terra. 

A cucire il tutto un’undicesima opera, collettiva e performativa, «Bark» di Derek Mf Di Fabio, «rielaborata per questa occasione che riunirà un coro di persone queer in una biciclettata che si muoverà seguendo le Porte della città e unendo idealmente tutti i progetti. I visitatori saranno invitati a unirsi per seguire il corteo, e proprio la bicicletta sarà il mezzo, ideale e sostenibile, per muoversi in questa edizione», spiega Balbi.

A due ruote, per chi vorrà unirsi, anche l’Art Night dell’8 febbraio. Liturgica e imperdibile, la serata di aperture straordinarie inizierà con il tramonto dietro le due Torri e proseguirà almeno fino a mezzanotte, con aperture straordinarie ed eventi organizzati ad hoc. 

Susan Philipsz, «Elettra», 2015. Cortesia dell’artista e della Konrad Fischer Galerie, Berlino

Valeria Tassinari, 07 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

L’Art City tra le porte di Bologna | Valeria Tassinari

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