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Franco Fanelli
Leggi i suoi articoliPietro Citati, profondo conoscitore dell’Ottocento letterario, ha scritto di quanto lo scenario urbano che prendeva forma a Torino ai tempi di Emilio Salgari abbia alimentato la già fervida immaginazione del creatore di Sandokan: il lussureggiante mondo in cui si muovevano i suoi eroi, le architetture favolose di città mai visitate nasce tra le fantasmagorie eclettiche della sua città d’adozione, dall’opulenza di vetrate e ornamenti liberty che scandivano le sue passeggiate.
Ancora oggi il visitatore coglie il fascino un po’ esotico di quell’irregolarità che improvvisamente s’impossessa delle facciate delle case, della vita che brulica improvvisamente, sensualmente, nella «città squadrata» sviluppatasi dal suo impianto romano e riconfermata dai duchi seicenteschi.
Il visitatore di una mostra aperta sino al primo marzo nella Pinacoteca Albertina viene proiettato nella Belle Époque torinese dal materiale che documenta quella stagione e da intermezzi multimediali in un percorso cui hanno contribuito insegnanti e allievi dell’Accademia di Albertina di Belle Arti, dal Corso di Fotografia di Fabio Amerio alla Scuola di Scenografia di Elisabetta Ajani, con i docenti Mattia Gaido e Daria Baiocchi e in collaborazione con il Teatro Regio per il prestito di alcuni costumi di scena.
«Disegnare la città. L’Accademia Albertina e Torino tra Eclettismo e Liberty», mostra ideata da Paola Gribaudo, presidente della stessa Istituzione, è un viaggio nel tempo che parte dai piani regolatori per l’ampliamento a ovest della città e si sviluppa attraverso la creazione di un apparato monumentale e architettonico a misura di Capitale.
Dalla Biblioteca storica dell’Accademia Albertina sgorga così un tesoro raramente esposto, i fogli che attestano in Giulio Casanova ed Edoardo Rubino, docenti all’Albertina di Decorazione Scultura, due protagonisti assoluti nella «città nuova» tra Otto e Novecento, in un periodo in cui, non va dimenticato, l’Accademia formava alla professione anche gli architetti.
Il comitato scientifico composto da Giorgio Auneddu Mossa, Andrea Merlotti e Guido Montanari ha concepito la mostra includendovi episodi e luoghi chiave: tra i molti, l’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna del 1902; la costruzione della sede delle Poste Centrali in via Alfieri; gli interni e la decorazione del caffè Baratti & Milano in piazza Castello e del Treno Reale concepito per il matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José del Belgio.
Era lo sfavillante autunno della bellezza quale elemento costitutivo dell’arte, come scrive Carlo Ostorero nel suo saggio in catalogo (edizioni Albertina Press), che diventerà inverno sotto la tempesta icononoclasta delle avanguardie dada e futuriste.

«Progetto di centro soffitto» (1912, particolare), di Giulio Casanova