Nel 1900 Parigi accoglie la seconda Esposizione Universale, dopo quella del 1889, e 50 milioni di visitatori arrivano da tutto il mondo per essere testimoni dei progressi del nuovo secolo. Picasso e il suo inseparabile amico Carles Casagemas sono appena approdati nella capitale francese per ampliare il già nutrito gruppo di artisti catalani in cerca di fama e fortuna. Picasso, appena diciottenne, dipinge «Baraccone da fiera», che insieme alla raccolta di disegni «Album di Parigi» mette in luce il suo sguardo innovativo ed estremamente espressivo, segnando l’inizio di una carriera inarrestabile.
Entrambe le opere sono visibili nel Museo Picasso di Barcellona nella mostra «Da Montmartre a Montparnasse. Artisti catalani a Parigi 1889-1914» (fino al 30 marzo 2025), che attraverso le opere di Picasso e degli artisti catalani a Parigi offre una panoramica della Belle Époque e dell’esplosione di creatività interrotta nel 1914 dallo scoppio della Grande Guerra. «La Francia si trova al centro di un conflitto globale che finirà per alterare la geografia europea e cambiare le relazioni politiche e socioculturali così come il mondo dell’arte e dell’estetica. Della Belle Époque resterà solo il ricordo», assicura il direttore del Museo Picasso, Emmanuel Guigon, che ha affidato la curatela del progetto a due specialisti, Vinyet Panyella ed Eliseu Trenc.
La rassegna copre un periodo di 25 anni, in cui tre generazioni di artisti, mercanti e collezionisti vivono e lavorano a Parigi, alla ricerca della libertà, della modernità e delle contraddizioni che offre la ville lumière. Due piani e 1.500 metri quadrati accolgono 256 opere, tra dipinti, disegni, litografie, libri e sculture di 80 artisti, tra cui Isaac Albeniz, Ramon Casas, Josep Clarà, Pablo Gargallo, Manolo Hugué, Isidre Nonell, Santiago Rusiñol, Lluïsa Vidal, Miguel Utrillo, Anglada Camarasa e Joaquim Sunyer, provenienti da collezioni pubbliche e private spagnole e internazionali. Il notevole contributo degli autori catalani alle correnti artistiche di quegli anni (Naturalismo, Impressionismo, Simbolismo, Decorativismo, Primitivismo, paesaggismo urbano fino agli esordi delle avanguardie) dimostra quanto fossero coinvolti nei diversi movimenti europei e quanto contribuirono al rinnovamento artistico della Catalogna e del resto della Spagna.
Nel percorso, che si suddivide in 8 sezioni, spiccano due sale dal forte impatto visivo: una dedicata alle sculture e l’altra a ritratti e autoritratti, che permettono allo spettatore di dare una fisionomia agli autori delle opere che lo circondano. In generale ciò che più colpisce è il contrasto continuo, a volte evidente e altre latente, dei due universi che si incrociano, si toccano e spesso si mescolano nelle strade di Montmartre, Montparnasse e del Quartiere Latino, ma anche di Belleville, dell’Ile-Saint-Louis e del Canale de Saint Martin. Da un lato l’ambiente bohemien, i parchi, gli studi degli artisti, l’Accademia, i saloni borghesi, le donne eleganti, gli spettacoli musicali e i café-concert, dall’altro i postriboli, i corpi devastati dall’alcol e dalla droga, la povertà, la disperazione e la frontiera tra i due mondi è spesso tenue e sfumata. Lo dimostra Casagemas, che nel 1901 tenta di uccidere Germaine, la sua modella e amante, e poi si suicida. L’inseparabile amico di Picasso aveva solo 20 anni e per l’artista fu un trauma, al punto da dedicare diverse opere alla sua morte e al suo funerale, come El Greco fece per il signor de Orgaz. Artisticamente parlando, dopo la morte di Casagemas, Picasso dà inizio al Periodo blu caratterizzato da toni cupi e temi inquietanti come la prostituzione e la povertà, ma la sua vitalità ha la meglio e dopo tre mesi occupa lo studio parigino del suo defunto amico e inizia una relazione con Germaine.