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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliUn invito che si è trasformato in una fonte di grande ispirazione. È nata così la mostra «Lion of God» con una serie di monumentali acquerelli su carta di Walton Ford, a cura di Udo Kittelmann e allestita dal 17 aprile al 22 settembre nell’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti (campo San Fantin, sestiere di San Marco). Invitato dalla Kasmin Gallery di New York, organizzatrice dell’evento, l’artista americano, classe 1960, si è lasciato guidare dall’ispirazione che l’Ateneo Veneto gli ha suggerito, in particolare con il dipinto «Apparizione della Vergine a san Gerolamo» di Tintoretto (1580 ca).
«Sullo sfondo del dipinto c’è il leone iconograficamente associato al santo che gli aveva liberato la zampa da una spina durante il suo periodo di eremitaggio nel deserto, racconta l’artista. Per questa mostra ho realizzato sei dipinti ispirati alla Leggenda aurea che narra dell’amicizia nata tra san Gerolamo e l’animale che proteggeva anche il suo asino ma finendo per essere accusato di averlo mangiato quando invece l’asino era stato rapito. Il leone aveva il cuore spezzato, ma i monaci lo punirono costringendolo a svolgere le mansioni dell’asino. Ho utilizzato gli elementi di questa narrazione, con la spina, i teschi umani simbolo di “Memento mori” e i libri, perché Gerolamo era uno studioso, trasponendoli in una dimensione onirica».
Il percorso espositivo si sviluppa su due sale dell’Ateneo Veneto, l’Aula Magna al piano terra e la Sala Tommaseo, dove l’opera di Tintoretto è esposta per tutta la durata della mostra. Da sempre affascinato e ispirato dalla pittura italiana, da Giotto ai maestri del ’300, come Lorenzetti o Simone Martini, fino a Giorgione, Tiziano e Tintoretto, conosciuti quando da giovane studente si trovava a Venezia, Walton Ford spiega: «La mia idea oggi di pittura, anche in soggetti contemporanei, si basa sulla tradizione: sebbene io dipinga acquerelli su carta, vedo in questa tecnica uno stretto legame con l’affresco nella necessità di pianificazione che entrambe hanno. Nell’acquarello riesco contemporaneamente a far confluire anche il mio interesse per il mondo dell’illustrazione scientifico naturalistica».

«An Apparition» (2024), di Walton Ford. Cortesia dell’artista e di Kasmin, New York. © Walton Ford. Foto: Charlie Rubin
La metafora che il pittore ha cercato di rendere visibile in questa serie di acquerelli è legata al messaggio che la storia di san Gerolamo contiene: «Non ho interpretato la storia in maniera letterale, aggiunge Walton Ford, ma ho lasciato che l’immaginazione fluisse liberamente, cercando di rendere visibile l’invisibile. La prima cosa che appare evidente è che a partire dalla rinuncia al mondo materiale, per dedicarsi solo alla preghiera e alla meditazione, si crea una relazione con un animale selvatico predatore, una profonda amicizia su cui gravano a un certo punto fraintendimenti che alla fine si risolvono, quando il santo accusa il leone della morte dell’asino. Il distacco dal mondo materiale permette quindi di superare il divario tra il mondo naturale e la persona». Un messaggio di grande attualità che pone la mostra sul filone seguito dall’artista: l’indagine filosofica sui modi in cui interagiamo e ci allontaniamo dalle specie animali.
«Nella ricerca di analogie tra passato e presente, spiega il curatore, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, includendo citazioni da fonti letterarie dei secoli passati, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri. Nei suoi lavori, che possono essere visti come una satira dell’oppressione politica e dello sfruttamento ambientale, egli mette in discussione il concetto di “sempre nuovo” e “sempre migliore”. Per essere precisi, i suoi dipinti sono un racconto sull’arroganza della natura umana. Ieri, oggi e domani». In contemporanea alla mostra veneziana, dal 12 aprile al 6 ottobre la Morgan Library & Museum di New York ospitera «Walton Ford: Birds and Beasts of the Studio», una mostra di disegni dell’artista, organizzata da Isabelle Dervaux, curatrice e responsabile del dipartimento di disegni moderni e contemporanei di Acquavella.