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Al Musée Marmottan le opere raccolte dal maestro e disperse dagli eredi
- Luana De Micco
- 10 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Musée Marmottan, che possiede il fondo più ricco al mondo di opere di Claude Monet, anche grazie al dono, nel 1966, del figlio del pittore Michel Monet, ha ricostituito la collezione personale del maestro dell’Impressionismo. Un lavoro di ricerca e di inchiesta, poiché l’unico inventario preciso della collezione di Monet, che era stato stilato dopo la morte dell’artista nel 1926, è andato distrutto durante il bombardamento degli archivi di Les Andelys, nel 1940.
La mostra «Monet collezionista», allestita dal 14 settembre al 14 gennaio, mette dunque l’accento su un aspetto meno noto della vita dell’artista, di cui si conosce soprattutto la passione per le stampe giapponesi. Monet ne acquisì più di 200, alcune delle quali, le più antiche, riportate dall’Olanda nel 1871. Il pittore usava incorniciarle ed esporle nella casa di Giverny. È meno noto invece che Monet collezionò anche numerose opere di Delacroix, Pissarro, Corot, Rodin, Signac, Toulouse-Lautrec e Caillebotte, che conservò in privato, senza farne mostra a Giverny, e che poi furono in parte vendute dagli eredi.
La collezione è ora esposta grazie a prestiti da musei di tutto il mondo, dalla National Gallery di Washington al Sompo Museum di Tokyo. Ai primi anni bohémien a Parigi risalgono i ritratti di Monet realizzati e donati dagli amici artisti: Charles Lhullier lo raffigurò in uniforme nel 1861, Gilbert de Séverac lo dipinse a 25 anni senza barba, Manet nell’atelier insieme alla moglie Camille nel 1874. Più tardi, nel 1892, Pissarro offrì all’amico «Paysannes plantant des rames» per ringraziarlo del denaro prestato in un momento di difficoltà. Monet, che era diventato piuttosto facoltoso, fece anche diverse acquisizioni senza badare troppo a spese.
Nel 1899 acquistò all’asta disegni di Delacroix e una «Veduta di Ariccia» dipinta da Corot nel 1826. Tra il 1892 e il 1906 da mercanti parigini acquisì cinque opere di Renoir, tutte esposte ora a Parigi, tra cui la «Bagnante» (1892) prestata dal Met di New York, e il ritratto di Clémentine Valensi Stora detto «L’Algérienne» (1870), prestato dal Fine Arts Museum di San Francisco. Monet colleziò anche diverse opere di Cézanne, al quale si sentì sempre molto vicino. Nel 1895 in particolare spese 400 franchi dell’epoca, una bella somma, per due opere, tra cui «Il negro Scipione» che oggi appartiene alle collezioni del Museu de Arte de São Paulo in Brasile.