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Brun Fine Art, a cavallo tra la Milano Art Week e Design Week, propone un dialogo tra l’artista bergamasco e il brand milanese fondato nel 2020, legati da una simile estetica essenziale e attenta alla luce
- Alessia De Michelis
- 03 aprile 2025
- 00’minuti di lettura


Da sinistra: NM3, «Vaso base Nmv» e Arturo Vermi, «Frammento», 1973
@ delfino sl dsl, studio Nmv
NM3 nel riflesso di Arturo Vermi
Brun Fine Art, a cavallo tra la Milano Art Week e Design Week, propone un dialogo tra l’artista bergamasco e il brand milanese fondato nel 2020, legati da una simile estetica essenziale e attenta alla luce
- Alessia De Michelis
- 03 aprile 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliPer Arturo Vermi (Bergamo, 1928-Paderno d’Adda, 1988) il rientro in Italia dopo l’esperienza parigina, coincide, nei primi anni Sessanta, con la feconda esperienza del Gruppo del Cenobio (fondato a Milano nel 1962 dagli artisti Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga, dal poeta Alberto Lùcia e Vermi stesso), i cui membri condividevano l’affermazione dell’amico e sodale Piero Manzoni: «Vi è solo per l’artista il problema di conquistare la più integrale libertà».
La Galleria Brun Fine Art, con il patrocinio dell’archivio Arturo Vermi, mette in dialogo una selezione di opere dell’artista bergamasco e il design minimalista di NM3, brand milanese fondato nel 2020 da Nicolò Ornaghi, Francesco Zorzi e Delfino Sisto Legnani. «Doubles. Arturo Vermi + NM3» (dal 4 al 16 aprile, come un ponte che unisce la Milano Art Week e la Design Week) sottolinea quindi la simile grammatica visiva spogliata da ogni eccesso che contraddistingue entrambe le pratiche artistiche, dove rigore e semplicità sono i principi fondanti.
La mostra evidenzia il modo in cui Vermi ha assorbito la lezione di Lucio Fontana, portando avanti la riflessione sul concetto di spazio che riesce a fare propria. Nella serie «Diari», incipit del percorso espositivo, l’artista aggredisce gli elementi entro i quali il pittore si trova tradizionalmente ingabbiato e costretto ad operare, cancellando la superficie e lo spazio non solo fisico. Alla fine, invece, prende corpo l’esigenza del silenzio: in lui si è fatta strada la consapevolezza che «lo spazio è tale in quanto noi siamo un punto in esso». Così, in Vermi il segno matura come interprete dello spazio in cui proiettarsi e può finalmente assurgere al rango di immagine concettuale. In tutto questo, un ruolo chiave lo gioca la luce, veicolata attraverso il ricorso alla foglia d’oro e a quella d’argento, capaci di infondere alle opere determinati effetti luminosi.
Come in alcuni lavori di Vermi, il design creato da NM3 fa delle superfici riflettenti e del materiale utilizzato (il metallo) i protagonisti per creare una continuità tra volumi e spazio architettonico, fondendo la tradizione modernista con una visione concreta e sostenibile, dove la funzionalità si unisce all’estetica in modo armonioso per creare arredi che si adattano e «invadono» lo spazio con forza scultorea. Le creazioni del brand milanese incarnano il concetto di «solo cose belle» tanto caro a Vermi.