«Artisti. Tra materia e forma». Si apre con questo titolo il 26 ottobre la ricca antologica che nel Museo del Paesaggio pone in dialogo celebri nomi del panorama artistico novecentesco e artisti contemporanei. Scandita da tre isole tematiche la mostra, ci racconta il curatore Stefano Cecchetto, crea un percorso tra ’900 e contemporaneità, usando il linguaggio figurativo, l’astratto e la fotografia di paesaggio e di still life. Fino al 12 gennaio 2025 negli spazi inaugurati nel 2007 e da allora sempre scanditi da una programmazione dedicata a personalità del panorama veneto e nazionale, trovano collocazione le tre sezioni e i loro protagonisti.
Il percorso si apre con un’ampia parete dedicata a Romano Lotto (Dueville, Vicenza, 1932), formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Giuseppe Santomaso. Un omaggio alla sua lunga carriera scandita da molteplici tappe tra cui Roma (dove esordisce nel 1953 alla Prima Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea - Premio Manerbio a Palazzo Venezia), Salisburgo, Vicenza, Venezia ma anche una precisa scelta legata al concept curatoriale. «Romano è una summa tra figurazione e astrazione, puntualizza Cecchetto. Ci fornisce quasi la chiave di lettura per i linguaggi che tornano invece più distinti nelle altre sale. Ha una visione del paesaggio che resta comunque figurativa perché i luoghi sono riconoscibili, ma in lui c’è anche una buona dose di stato d’animo che cambia la figurazione che diventa quasi astratta senza essere confondibile». I soggetti qui rappresentati sono il Lido di Venezia, il Ponte Sisto della città capitolina, «Asiago» e «Tuscania» riuscendo sempre «a trasformare l’irruenza del colore in una totale vastità di respiro e a svelare il suo universo attraverso una ricerca traslata con la grazia del tocco e con l’evocazione di atmosfere senza tempo».
Questa prima sezione dal titolo «Il Paesaggio tra figura e figurazione (Distorsioni)» prosegue ponendo in relazione Virgilio Guidi, Marco Novati, Mario Schifano, Tano Festa, Saverio Barbaro e Bruno Saetti e voci «più contemporanee che hanno guardato al Paesaggio attraverso un rinnovato linguaggio»: Franco Renzulli, Gerold Meister e Massimo Puppi. La seconda sezione «Materia e forma. Dentro e fuori dalle avanguardie» vede, tra gli altri, Mario Deluigi, Tancredi, Emilio Vedova, Arturo Martini, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso e Luciano Gaspari affiancati a segni della contemporaneità rappresentati da Giovanni Soccol, Eraldo Mauro, Vincenzo Eulisse, Marcello Pirro, Ercole Monti, Romano Lotto ancora, Nelio Sonego, Mariapia Fanna Roncoroni, Valerio Bevilacqua, Luciana Cicogna, Ferruccio Bortoluzzi e Lucio Schiavon. Da ultimo «La fotografia come linguaggio di un tempo immobile» include un’ulteriore tappa attraverso il medium fotografico e sguardi contemporanei tra cui quelli dell’obiettivo di Edoardo Cuzzolin.