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Installation view della mostra di Andrea Francolino da Mazzoleni a Londra

Todd-White Art Photography. Courtesy Mazzoleni

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Installation view della mostra di Andrea Francolino da Mazzoleni a Londra

Todd-White Art Photography. Courtesy Mazzoleni

Quando la crepa diventa forma, pensiero e possibilità

La mostra personale dell’artista pugliese nella galleria Mazzoleni di Londra invita il pubblico a riscoprire il valore della contemplazione in un’epoca dominata dalla velocità 

Margherita Panaciciu

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«Contemplatio», la nuova personale di Andrea Francolino, dal 5 giugno al 12 settembre presso la sede londinese della galleria Mazzoleni, ci invita a rallentare. A sostare. A contemplare. Un gesto rivoluzionario, quasi sovversivo, che riconduce lo sguardo allo stato originario dell’arte: non consumo, ma rivelazione. Francolino costruisce un vero e proprio spazio mentale, oltre che espositivo, dove la crepa diventa il simbolo-guida. L’opera centrale della mostra – una frattura dorata, realizzata tra il 2021 e il 2022 – appare come un’eco del kintsugi giapponese, ma se ne distacca nella sua intenzione: qui non si tratta di riparare, ma di custodire l’apertura. La crepa non è cicatrice, ma soglia. Un punto di crisi che genera significato, un’interruzione fertile, una promessa. La mostra si articola come un’indagine polifonica sulle forme dell’imperfezione e sulla loro potenza generativa. Nella serie «Caso x caos x infinite variabili», l'artista, di origine barese ma di stanza a Milano, esplora l’ordine nascosto nel disordine: ogni opera nasce da una rottura accidentale – un vetro infranto – che viene poi replicato e stratificato manualmente, in un processo che unisce rigore e accidente, gesto e calcolo. 

Andrea Francolino, «M2», 2024. Courtesy Mazzoleny

Ma «Contemplatio» non si limita al visivo. Una delle opere più fisiche – letteralmente – è un lavoro a pavimento destinato a essere calpestato. Ogni passo dei visitatori lascia un segno, un’impronta che si accumula nel tempo, rendendo l’opera viva, mutevole, compartecipata. In questa interazione corporea e collettiva, l’arte si fa archivio esperienziale. Tra le pareti della galleria, Francolino rivolge infine lo sguardo al cielo. Le sue recenti fotografie, ciascuna legata a un corpo celeste e a coordinate geografiche precise, ci ricordano che siamo parte di un sistema più ampio, in cui il terrestre e il cosmico dialogano ininterrottamente. Così, la crepa si dilata: da materia, diventa metafora. Il termine contemplatio, ricordano dalla galleria, nasce nell’antica Roma per indicare uno spazio sacro in cui osservare i segni divini. L'autore riprende questo significato profondo, traducendolo in linguaggio contemporaneo. Le sue opere non chiedono di essere comprese, ma attraversate. Non offrono risposte, ma spazi per domande nuove. Con la sua pratica che intreccia estetica, etica ed ecologia, definita dallo stesso artista «econcrethic», Francolino ci parla di fragilità e di potere, di tempo e trasformazione, di natura e artificio (il termine deriva dalla fusione di eco (ecologico), concreto (cemento, ma anche concretezza) ed etico definendo opere composte da materiali naturali e interventi site-specific in natura). In «Contemplatio», ogni crepa diventa invito a vedere ciò che spesso sfugge, a riconoscere la bellezza dove meno la cerchiamo.

Margherita Panaciciu, 05 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Quando la crepa diventa forma, pensiero e possibilità | Margherita Panaciciu

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