
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
- Federico Florian
- 08 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura


Tinguely l’olandese
- Federico Florian
- 08 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoliÈ forse sconosciuta ai più la stretta relazione che l’artista svizzero Jean Tinguely (1925-91) noto per le sue rumorose sculture cinetiche, intrattenne con la città di Amsterdam e, in particolare, con lo Stedelijk Museum. Non solo 13 sue sculture sono parte della collezione permanente del museo; nel ’61 e nel ’62, Tinguely collaborò alla curatela di due collettive per il museo («Bewogen Beweging» e «Dylaby»), grazie alle quali artisti quali Calder, Rauschenberg, Raysse, Spoerri e Niki de Saint Phalle (moglie dell’artista) debuttarono sulla scena artistica di Amsterdam.
A onorare questo rapporto tra l’artista e la città, il museo olandese gli dedica una retrospettiva aperta sino al 5 marzo. Intitolata «Machine Spectacle» la mostra presenta un centinaio di sculture cinetiche, accanto a film, fotografie, disegni e materiali d’archivio. Tra i pezzi forti le prime sculture in fil di ferro e i giganteschi «Crocrodrome» (1977) e «SHE - a cathedral» (1966), quest’ultima, realizzata insieme a Niki de Saint Phalle e Per Olof Ultvedt, consistente in un enorme corpo di donna reclinato che i visitatori possono esplorare passando attraverso la sua vagina. Gran finale della mostra è l’installazione «Mengele-Totentanz» (1986).