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Un mito che dura da due millenni
- Stefano Luppi
- 25 agosto 2020
- 00’minuti di lettura


«Circe invidiosa» di John W. Waterhouse
Ulisse, Dante, Moby Dick e Kubrick
Un mito che dura da due millenni
- Stefano Luppi
- 25 agosto 2020
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoli«Una sfida nuova e ambiziosa: raccontare il mito di tanti Ulisse, il personaggio più antico e moderno dell’intera letteratura occidentale. Colui che getta un’ombra lunga sull’immaginario dell’uomo, l’eroe dell’esperienza umana». Sono parole di Gianfranco Brunelli, coordinatore della grande mostra «Ulisse. L’arte e il mito», allestita fino al 31 ottobre nei Musei di San Domenico di Forlì.
Curato dallo studioso, insieme a Francesco Leone, Fernando Mazzocca, Fabrizio Paolucci e Paola Refice e organizzato dalla Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, il percorso presenta duecento opere che analizzano come il mito letterario creato da Omero si sia trasformato in archetipo, idea e immagine grazie a un numero indefinito di artisti che in più di due millenni hanno trasformato il personaggio in uno specchio universale dell’essere umano.
Si spazia dal ruolo che Dante gli attribuisce nel XXVI canto dell’Inferno a Stanley Kubrick che omaggia Omero con «2001 Odissea nello spazio», dal capitano Achab di «Moby Dick» alla Città degli Immortali di Borges, da Torquato Tasso della «Gerusalemme liberata» alla «Ulissiade» di Leopold Bloom del libro di James Joyce, fino al Costantino Kafavis di «Ritorno a Itaca».
La mostra analizza il tema attraverso esempi di scultura greca, etrusca, romana, opere di artisti che hanno illustrato o si sono ispirati al poema epico (Botticelli, Signorelli, Zuccari, William Blake) o che da esso si sono lasciati influenzare come Scheggia, Apollonio di Giovanni, Filippino Lippi e Parmigianino. Senza dimenticare Nicolò dell’Abate, Primaticcio, Beccafumi, Dossi, Spranger e avanti nei secoli con Rubens, Lorrain, Jordaens, Cornelis.
La mostra non manca di raccontare i temi ulissiani in Canova, Mengs, Füssli, fino al romanticismo di Hayez, ai preraffaelliti e simbolisti e a molti artisti dell’ultimo secolo, da Böcklin a de Chirico, a Savinio, Cagli, Meštrović e Martini.

«Circe invidiosa» di John W. Waterhouse