«La regina Vittoria» (1865-67) di Edwin Landseer

© His Majesty King Charles III 2024

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«La regina Vittoria» (1865-67) di Edwin Landseer

© His Majesty King Charles III 2024

Versailles si dà all’ippica

Nella sale della Reggia, iconografia, trattatistica, dipinti, sculture e armature celebrano il cavallo e la nobile arte equestre «à la française» in occasione dei Giochi Olimpici

I giardini della Reggia del re Sole questa estate diventano lo scenario bucolico e raffinato, con il palazzo sullo sfondo, delle prove di equitazione delle Olimpiadi di Parigi (26 luglio-11 agosto e poi 3-7 settembre per i Giochi paralimpici). Ed ecco allora che l’evento sportivo diventa lo spunto ideale per fare proprio del cavallo il protagonista di una nuova mostra che, dal 2 luglio al 3 novembre, si articola attraverso gli spazi più amati della Reggia, dal Salone d’Ercole alla Galleria degli Specchi, passando per i saloni della Guerra e della Pace, e gli appartamenti di Madame de Maintenon e quelli detti della Dauphine (fa da pendant un’altra mostra parigina, «I cavalli di Géricault», del Musée de la Vie romantique, fino al 15 settembre). In una nota, gli organizzatori fanno sapere che «Cheval en majesté. Au cœur d’une civilisation» è la «più vasta» mostra mai dedicata prima al cavallo e alla civiltà equestre in Europa dal XVI al XX secolo. 

Non abbiamo motivi per non crederci: l’arte equestre «à la française» (in competizione con quella all’italiana, accusata dai trattatisti francesi dell’Ancien Régime di eccessiva rudezza e di assenza di armonia tra uomo e animale) è nata qui a Versailles, sotto il regno di Luigi XIII, ed è qui che ha conosciuto la sua età d’oro, sotto Luigi XIV, e il cavallo è una figura ricorrente nei decori della reggia. I visitatori sono accolti dall’imponente statua equestre in bronzo di Luigi XIV, realizzata nel 1825-36, su modello della statua di Marco Aurelio a Roma, da Pierre Cartellier e Louis-Messidor Petitot, che troneggia al centro della Place d’Armes. Una delle fontane più emblematiche dei giardini, sull’Allée royale, è il gruppo scolpito del Bacino d’Apollo, opera di Jean-Baptiste Tuby del 1668-70, di recente restaurato, che rappresenta il dio greco che guida la quadriga trainata da quattro vigorosi cavalli. 

L’ambiziosa mostra, con più di 300 opere e prestiti da tutto il mondo, si basa su «studi inediti» per affrontare il tema in tutti i suoi aspetti: politico, scientifico, diplomatico e naturalmente artistico. Sono esposti studi di cavalli di Leonardo da Vinci, Charles Le Brun e Andrea del Verrocchio, in arrivo rispettivamente dal Royal Collection Trust di Londra, dal Louvre di Parigi e dal Metropolitan di New York. 

L’Armeria Reale di Torino ha prestato tra l’altro l’armatura doppia, per cavaliere e cavallo, di Wilhelm Rieter von Boxberg. Sono allestiti poi dipinti di Eugène Delacroix, Théodore Géricault, Frank Craig, Justus Sustermans e Léon Fauret, piani architettonici di scuderie reali e oggetti curiosi e diversi, come le staffe del cavallo di Francesco I (del XVI secolo) conservate al Castello di Écouen, e la testiera di difesa per cavallo, del 1490-1500, che fu utilizzata poi da Enrico II di Francia, in arrivo a sua volta dal Met.

«Il cavallo “piebaldino”» (1650-54 ca) di Paulus Potter. © J. Paul Getty Museum

«Ritratto equestre di Leopoldo de’ Medici» (1624-25 ca) di Justus Sustermans. © National Heritage Institute, Repubblica Ceca

Luana De Micco, 28 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

Versailles si dà all’ippica | Luana De Micco

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