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Al Leopold Museum ritratti e paesaggi, scene urbane e nature morte, ma anche grafica e sculture di una cinquantina di artisti, con numerosi prestiti da istituzioni internazionali e collezioni private
- Flavia Foradini
- 06 maggio 2024
- 00’minuti di lettura


«Autoritratto con modella» (1927) di Christian Schad (particolare)
Foto Benjamin Hasenclever, Monaco. © Christian Schad Stiftung Aschaffenburg/Bildrecht, Vienna 2024
Vienna indaga la Nuova Oggettività tedesca
Al Leopold Museum ritratti e paesaggi, scene urbane e nature morte, ma anche grafica e sculture di una cinquantina di artisti, con numerosi prestiti da istituzioni internazionali e collezioni private
- Flavia Foradini
- 06 maggio 2024
- 00’minuti di lettura
Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliÈ la prima volta che in Austria viene proposto un ampio approfondimento interamente dedicato alla Nuova Oggettività tedesca. Se ne incarica il Leopold Museum, offrendo un percorso dentro le varie anime del movimento che dopo la prima guerra mondiale cercò nuovi modi per rappresentare la realtà e ciò che era effettivamente visibile e percepibile: da un lato il retaggio carico di miseria e sofferenza dei lunghi anni nelle trincee e sui campi di battaglia, dall’altro un’apertura verso il futuro, verso un nuovo slancio, una voglia di riprendersi la vita che avrebbe poi determinato i ruggenti anni Venti.
Concretezza e sobrietà, quotidianità, critica sociale, mancanza di sentimentalismi e addirittura cinismo nell’osservazione del mondo ispirarono artisti come Max Beckmann, Heinrich Maria Davringhausen, Otto Dix, George Grosz, Grethe Jürgens, Lotte Laserstein, Felix Nussbaum, Gerta Overbeck, Christian Schad e Rudolf Schlichter. Il movimento della Nuova Oggettività ebbe sviluppi autoctoni anche in Austria, Olanda e Svizzera. Il Leopold Museum ha scelto tuttavia di circoscrivere la propria indagine alla variante tedesca del periodo della Repubblica di Weimar, chiusa drammaticamente dall’ascesa del nazionalsocialismo, che determinò la fuga di molti artisti, mentre coloro che decisero di restare subirono vessazioni, divieti di esporre e allontanamenti da cattedre in istituzioni votate all’arte. Curata dal direttore del museo, Hans-Peter Wipplinger, la mostra, aperta fino al 29 settembre con il titolo «Splendore e miseria. Nuova Oggettività in Germania», presenta il movimento attraverso ritratti e paesaggi, scene urbane e nature morte, ma anche grafica e sculture di una cinquantina di artisti, con numerosi prestiti da istituzioni internazionali e collezioni private.