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«Nastri» (1970) di Albino Galvano, collezione privata
Energia galvanica
- Redazione GDA
- 11 aprile 2018
- 00’minuti di lettura

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliFino al 27 maggio, nella dimora settecentesca dei conti Vidua a Conzano, si può visitare la mostra «Albino Galvano a Villa Vidua. Omaggio a un pittore filosofo». Preziosa, pur nelle dimensioni ridotte (sono esposti 35 tra dipinti, grafiche e disegni più una scelta di prime edizioni e cataloghi), la rassegna si propone di rimettere in luce la figura di Albino Galvano (Torino, 1907-90), singolare intellettuale-artista che ha attraversato tutto il Novecento, testimoniando e interpretando le metamorfosi dell’arte del suo tempo e incarnando uno specifico tratto del genius loci torinese, al pari di personalità quali Carlo Mollino e Carol Rama, che di Galvano furono amici per tutta la vita.
Mostra e catalogo, curati da Alessandra Ruffino, prossima alla pubblicazione per le edizioni Aragno di un’ampia raccolta di scritti di Galvano (Diagnosi del moderno. Scritti scelti 1934-1985), si articolano in quattro piccole sezioni che permettono di ripercorrere la vicenda artistica del pittore: dagli esordi legati all’alunnato presso Casorati alla stagione astratta dei primi anni Cinquanta (nel 1950 Galvano fu tra i promotori dell’apertura di una sezione torinese del Movimento di Arte concreta), fino al periodo neoliberty degli anni Sessanta-Settanta, in cui l’artista sviluppò le serie di «Nastri» (nella foto un esemplare del 1970) e «Iris».
L’esposizione, la prima in sedi istituzionali piemontesi dopo 26 anni, si avvale di alcuni importanti prestiti della Regione. Il fascino della sede espositiva, già residenza di Carlo Vidua, fondatore del Museo Egizio, l’amenità del paesaggio monferrino e la coerenza del progetto, vòlto a porre l’accento sulla complessa personalità di Galvano, pittore e uomo di pensiero, valgono il viaggio.

«Nastri» (1970) di Albino Galvano, collezione privata