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- Luana De Micco
- 15 novembre 2016
- 00’minuti di lettura


Il Messico oltre a Frida
- Luana De Micco
- 15 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliDiego Rivera, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros, i tre grandi del muralismo messicano, e naturalmente Frida Kahlo: spesso il panorama dell’arte moderna del Messico viene ridotto a questi quattro celebri nomi. La mostra delle Galeries Nationales del Grand Palais, «Mexique, renaissances. 1900-1950», aperta sino al 23 gennaio, allarga la visione e la innova, presentando una settantina di autori, alcuni dei quali poco noti in Europa. Sono per esempio gli esponenti dello «Stridentismo», movimento ispirato al Futurismo italiano, come Ramón Alva de la Canal, Germán Cueto e Fermín Revueltas. O artisti vicini agli ambienti surrealisti, come Juan O’Gorman, Manuel González Serrano e il fotografo Manuel Álvarez Bravo.
Il curatore della mostra Augustín Arteaga, direttore del Museo Nacional de Arte di Città del Messico, spiega come l’arte messicana del XX secolo pur essendo strettamente legata alle avanguardie europee sia riuscita a differenziarsi e a conservare la sua originalità: «Gli artisti messicani, gran parte dei quali si stabilirono a Parigi nei primi anni del secolo scorso, tornarono nel loro Paese con l’idea di creare un’arte nazionale che, alimentandosi nel passato, sarebbe stata utopicamente rivolta verso il futuro, facendosi portavoce degli ideali rivoluzionari».
Tra le opere esposte, «La Femme et le pantin» (1909) di Ángel Zárraga in cui si mescolano Simbolismo e Decadentismo. Non mancano, beninteso, Siqueiros, Orozco, Rivera e Frida Kahlo. Nuovi sono per buona parte del pubblico europeo gli enigmatici ritratti di Roberto Montenegro e le astrazioni di Rufino Tamayo, Gerardo Murillo Dr. Atl e Marius de Zayas.