GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2024
NOTIZIE IN BREVE | 13 NOTIZIE
- 01 Inaugurate dal presidente Mattarella le nuove sale del Museo Egizio di Torino
- 02 La Banana di Cattelan venduta a 6,2 milioni di dollari: l’ha comprata un collezionista cinese
- 03 Restaurato, ritorna nella Sala della Niobe agli Uffizi il cavallo romano
- 04 Un trittico di Spinello Aretino della Galleria dell’Accademia di Firenze va in cura per un anno
- 05 Terminato il restauro delle sculture del Vittoriano a Roma
- 06 Sono stati incriminati i tre attivisti che hanno imbrattato di vernice Stonehenge
- 07 Un nuovo spazio multimediale per la Villa Gregoriana a Tivoli
- 08 I droni rivelano i fattori della stabilità delle mura di Pompei
- 09 La Vancouver Art Gallery amplia il programma di arte asiatica con una donazione di 1,1 milioni di dollari
- 10 Riapre al pubblico la Casa Museo Carol Rama a Torino
- 11 Restaurati gli affreschi seicenteschi del Collegio Ghisleri di Pavia
- 12 Per Sant’Ambrogio, la Scala si è «pulita il viso»
- 13 Addii | Éric Rondepierre
Inaugurate dal presidente Mattarella le nuove sale del Museo Egizio di Torino
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato ieri 20 novembre le nuove sale del Museo Egizio di Torino in occasione del Bicentenario, celebrando uno dei luoghi simbolo della cultura egizia nel mondo. Le sale inaugurate includono la Galleria dei Re, che ospita una collezione unica di statue di faraoni e divinità rinvenute a Karnak, e il Tempio di Ellesiya, ricostruito a Torino e originariamente realizzato da Thutmosi III nei pressi di Abu Simbel. Questo evento segna una tappa importante nel processo di rinnovamento del museo, che negli ultimi anni ha visto la creazione di nuovi spazi come la Vasoteca e il giardino egizio sul tetto, e anticipa la futura piazza Egizia.
La Banana di Cattelan venduta a 6,2 milioni di dollari: l’ha comprata un collezionista cinese
Il lotto più discusso della stagione delle aste newyorkesi, «Comedian» (2019) di Maurizio Cattelan, la banana attaccata al muro con nastro adesivo argentato, è stato venduto ieri, 20 novembre, per un prezzo di aggiudicazione di 5,2 milioni di dollari (6,2 milioni di dollari inclusi i diritti) da Sotheby’s New York nel corso dell’asta The Now and Contemporary dopo una gara durata sette minuti. L’offerta vincente ha superato di gran lunga la stima della casa d’aste di 1 milione-1,5 milioni di dollari.
Restaurato, ritorna nella Sala della Niobe agli Uffizi il cavallo romano
Dopo quasi due decenni di assenza dalla scena, uno dei protagonisti della collezione di antichità della Galleria degli Uffizi, il grande cavallo marmoreo, scultura romana databile tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., torna a «nitrire» al centro della sala della Niobe, al secondo piano delle Gallerie degli Uffizi, illuminato da un nuovo impianto a basso consumo energetico. L’opera ha una vicenda collezionistica piuttosto complessa e strettamente legata a quella del gruppo dei Niobidi. Rinvenuta nel 1574 alle foci del Tevere, non lontano dall’antica Portus, la scultura già nel 1588 fu collocata nel Giardino di Villa Medici a Roma assieme al celebre ciclo scultoreo, scoperto nel 1583 nella vigna appartenuta a Gabriele e Tomaso Tommasini, posta a breve distanza da San Giovanni in Laterano.
Un trittico di Spinello Aretino della Galleria dell’Accademia di Firenze va in cura per un anno
Il trittico «Madonna col Bambino in trono e quattro angeli fra i santi Paolino, Giovanni Battista, Andrea e Matteo» di Spinello Aretino ha lasciato la Galleria dell’Accademia di Firenze per essere sottoposto a un complesso lavoro di restauro che durerà un anno, con l’obiettivo di rimuovere la patina che oscura i colori originali. Il trittico, firmato e datato 1391, fu commissionato dal mercante lucchese Paolino di Simonino di Bonagiunta, per l’Oratorio di Sant’Andrea a Lucca. I quattro santi raffigurati nei pannelli laterali rendono omaggio a santo titolare della chiesa, e ai nomi del donatore e dei suoi fratelli. L’intervento è stato affidato a un team di esperti (Andrea e Lucia Dori, Roberto Buda e Ottaviano Caruso); la direzione dei lavori è affidata ai funzionari della Galleria dell’Accademia di Firenze Elvira Altiero e Eleonora Pucci. Il dipinto risulta mancante delle cuspidi e dello zoccolo. Al suo posto, durante questo periodo, si potrà ammirare la «Madonna col Bambino in trono fra i santi Giovanni Battista e Zanobi» di Niccolò di Pietro Gerini (1395-1400 ca), opera precedentemente non esposta.
Terminato il restauro delle sculture del Vittoriano a Roma
Sono stati presentati ieri 20 novembre a Roma gli esiti del restauro delle sculture del Vittoriano. Il restauro, diretto da Edith Gabrielli (a capo dell’Istituto autonomo ViVe-Vittoriano e Palazzo Venezia) ed eseguito da Susanna Sarmati, avviato a marzo scorso e concluso a ottobre, è stato eseguito sulle sculture in marmo raffiguranti il Mare Adriatico di Emilio Quadrelli e il Mar Tirreno di Pietro Canonica, le sculture in bronzo dorato raffiguranti «Il Pensiero» di Giulio Monteverde e «L’Azione» di Francesco Jerace e i pennoni di Gaetano Vannicola con le «Vittorie» di Edoardo Rubino e Edoardo De Albertis. Con il restauro (interamente sostenuto da Bulgari tramite lo strumento fiscale dell’ArtBonus) è stato possibile intervenire sui danni creati da alghe, funghi, licheni, recuperando sia le superfici lapidee sia le finiture dorate degli elementi in bronzo. «Il Vittoriano, ha commentato Edith Gabrielli, monumento di straordinaria importanza per la storia e l’identità della Nazione, è insieme una significativa opera d’arte: lo è per l’architettura di Giuseppe Sacconi, lo è per la decorazione plastica, eseguita da alcuni dei principali scultori dell’epoca. Restituito l’accordo cromatico fra il candore del marmo botticino e la finitura dorata degli elementi in bronzo, il prospetto principale del Vittoriano si presenta oggi agli occhi di cittadini e turisti in tutta la sua magnificenza. Si tratta di un percorso che abbiamo intrapreso insieme a Bulgari, attraverso una proficua alleanza pubblico-privato per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico».
Sono stati incriminati i tre attivisti che hanno imbrattato di vernice Stonehenge
Tre manifestanti di Just Stop Oil sono stati incriminati di «danneggiamento di un antico monumento protetto» per aver imbrattato lo scorso giugno con vernice arancione il sito neolitico di Stonehenge, nel Regno Unito. I tre compariranno davanti alla Salisbury Magistrates’ Court il 13 dicembre. Secondo una dichiarazione della polizia del Wiltshire datata 18 novembre, Luke Watson, 35 anni, è stato «accusato di favoreggiamento, complicità, consulenza e/o procurata distruzione o danneggiamento di un antico monumento protetto»; gli altri due manifestanti, Rajan Naidu, 73 anni, di Birmingham, e Niamh Lynch, 22 anni, sono stati accusati il 14 novembre di «distruzione o danneggiamento di un antico monumento protetto e di aver causato intenzionalmente o incautamente un disturbo pubblico». Dopo la protesta, Naidu ha dichiarato: «La farina di mais arancione che abbiamo usato per creare uno spettacolo accattivante sarà presto lavata via con la pioggia, ma l’urgente necessità di un’azione governativa efficace per mitigare le conseguenze catastrofiche della crisi climatica ed ecologica no».
Un nuovo spazio multimediale per la Villa Gregoriana a Tivoli
È stato inaugurato ieri 20 novembre e aperto al pubblico nella Villa Gregoriana di Tivoli (bene affidato in concessione al Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano Ets dall’Agenzia del Demanio dal 2002) un nuovo spazio multimediale permanente, che arricchisce e rinnova l’attuale offerta di visita. Si intitola «Un ambiente per l’Ambiente» e consiste in una videoinstallazione immersiva a cura del Fai, affidata alla voce dell’attore Lino Guanciale, che racconta il luogo con un taglio «ambientale», offrendo al pubblico un approfondimento e una chiave di lettura originale. Venti minuti circa di una narrazione a voce e per immagini che ripercorre in tutte le sue tappe la storia di Villa Gregoriana, un luogo alle porte di Roma in cui natura, storia, archeologia e artificio si fondono in modo così seducente da diventare meta obbligata del Grand Tour nell’800.
I droni rivelano i fattori della stabilità delle mura di Pompei
«In base ai dati le mura di Pompei non avrebbero potuto restare in piedi, invece lo fanno perché il terreno riesce ad avere una funzione stabilizzante». Lo hanno scoperto ingegneri strutturisti e geotecnici «grazie a un drone laser scanner messo a disposizione dal Parco». Così ha detto al «Corriere del Mezzogiorno» Renata Picone, ordinario di restauro all’Università Federico II di Napoli, riferendo della scoperta scaturita dalla ricerca sul sito archeologico, frutto di una convenzione firmata nell’ottobre 2021 tra il parco diretto da Gabriel Zuchtriegel e l’ateneo partenopeo guidato da Matteo Lorito. Gli esiti sono stati presentati ieri 20 novembre alle 11 all’Università nella mattinata di studi «Pompei fuori / tra le mura» con sottotitolo «Pompei fuori le mura. La cinta antica, le necropoli, gli ingressi moderni, la “buffer zone” e il rapporto con i siti minori». La ricerca ha coinvolto più dipartimenti dell’ateneo e specialisti con Renata Picone al coordinamento scientifico e con Vincenzo Calvanese, responsabile scientifico per Pompei. I ricercatori hanno studiato il rapporto tra la città antica e quella moderna e i sette siti vesuviani inclusi nel parco archeologico, tra cui Oplontis e Stabiae, «con un’indagine strutturale e geognostica inedita», consentendo di delineare «per la prima volta i problemi» delle mura e le linee guida per restaurarle, come riporta un comunicato stampa. Anche per decongestionare il sito, sottoposto a una pressione turistica eccessiva, un obiettivo dello studio è «rendere visitabili la cinta e l’anello verde delle aree agricole annesse», ha dichiarato ancora Picone nell’intervista, sulla scia di un’idea che ebbe l’archeologo di Pompei del ’900 Amedeo Maiuri.
La Vancouver Art Gallery amplia il programma di arte asiatica con una donazione di 1,1 milioni di dollari
Il decimo anniversario dell’Institute of Asian Art della Vancouver Art Gallery, in Canada, è stato celebrato la scorsa settimana con un nuovo nome, Centre for Global Asias, e una donazione di 1,6 milioni di dollari canadesi (poco più di 1 milione di euro) destinati all’«ampliamento dell’Arte asiatica». Per l’occasione, Sirish Rao, direttore della sezione per l’impegno pubblico e l’apprendimento della Galleria, si è rivolto a una folla di mecenati, artisti e diplomatici, tra cui i consoli locali di Turchia e India: «Riconosciamo l’esistenza di Asie diverse all’interno della geografia dell’Asia stessa e nella diaspora globale. Il Centre for Global Asias sarà casa per un pluralismo di idee, prospettive e discipline artistiche». La donazione è sostenuta da privati e da organizzazioni cinesi canadesi, tra cui Roger Lee, Xiang (Shawn) He e Yu Jue (Sylvia) Zhang, l’artista Henry Wang e la famiglia Chen, e il Visas Consulting Group.
Riapre al pubblico la Casa Museo Carol Rama a Torino
A Torino riapre al pubblico sabato 30 novembre la Casa Museo Carol Rama (in via Napione 15), chiusa da nove mesi. La Fondazione Sardi per l’arte ha assunto la gestione della casa, retta nei cinque anni precedenti dall’Archivio Carol Rama. Si potrà, dunque, tornare a varcare l’ingresso della dimora nel quartiere Vanchiglia dove l’artista torinese ha abitato e lavorato dagli Anni Quaranta fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2015. Da ordinato appartamento borghese com’era inizialmente, esso si è venuto via via configurando come un’installazione totale in cui s’alternano disegni e tele dell’artista a opere di Man Ray e di Andy Warhol, oggetti d’arte primitiva, monili vari, fotografie alle pareti. La riapertura si accompagna a una nuova identità grafica, firmata da Paolo Cagliero e Alex Steiner che a Torino hanno lavorato anche alla Fondazione Giulio e Anna Paolini e al Museo Casa Mollino. Loro la firma anche sul nuovo sito internet, che presenta l’artista e la Casa Museo. Su questa piattaforma è possibile prenotarsi: ogni visita, proprio per preservare gli ambienti, accoglie un massimo di cinque visitatori.
Restaurati gli affreschi seicenteschi del Collegio Ghisleri di Pavia
Per i suoi 457 anni il Collegio Ghisleri a Pavia, fondato nel 1567 da papa Pio V e divenuto il primo collegio universitario misto del Paese nel 1966 con l’apertura della sezione femminile, restituisce alla città i suoi affreschi storici restaurati. Rivivono le pitture seicentesche che decorano la sacrestia della cappella: verranno presentate al pubblico il 27 novembre con l’incontro, a partire dalle 17, dedicato alla riscoperta di questo monumento, con la sua rara cupola a motivi geometrici e il pavimento in marmo e mosaici antichi. I grandi affreschi alle pareti, di autore ignoto, narrano le storie più interessanti e curiose, come il dipinto dedicato al «torchio mistico», che illustra il sacrificio eucaristico con le espressioni popolari del tempo. Gesù è posto nel tino dell’uva con la croce sulle spalle, a indicare la pressa del torchio: il sangue come fosse vino, destinato alla salvezza dell’uomo. «Il restauro, che ha riguardato anche parti degradate da muffe e umidità della zoccolatura, è stato finanziato dall’Associazione Amici dei Musei: primo passo di una più ampia campagna di restauro che interesserà tutta la Cappella per riportare alla luce altri affreschi del Seicento, coperti nel secolo scorso da strati di intonaci», dice Gianpaolo Angelini, docente di Museologia e Storia dell’Arte moderna all’Università di Pavia, responsabile del restauro ed ex alunno del Collegio.
Per Sant’Ambrogio, la Scala si è «pulita il viso»
A Milano torna poco per volta visibile dopo il restauro la facciata del Teatro alla Scala, dove è in fase di rimozione il ponteggio, a 240 giorni dall’inizio dei lavori di restauro, pulitura, consolidamento sia delle superfici intonacate sia di quelle lapidee, del basamento grigio-rosa in granito di Baveno con colonne ed i timpani di tutte le finestre. Il Teatro alla Scala, voluto da Maria Teresa d’Austria, progettato da Giuseppe Piermarini nel 1778 e inaugurato con un’opera di Antonio Salieri, potrà essere ammirato per la «prima» del 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, con l’opera di Giuseppe Verdi «La forza del destino», che debuttò a San Pietroburgo nel 1862 e approdò alla Scala nel 1869. Il restauro ha restituito i colori originali del Teatro, gli stucchi rosati e gli intonaci di fondo quasi spariti. A emergere sono i colori del timpano che sovrasta la facciata con il bassorilievo del «Carro di Apollo»: la raffigurazione del mito di Fetonte si staglia ora sullo sfondo color cielo.
Addii | Éric Rondepierre
Éric Rondepierre, artista visivo, fotografo e videomaker francese, è scomparso il 2 novembre a 74 anni. A darne notizia è stata la sua gallerista parigina, Isabelle Gounod: «Vorrei ringraziare Éric: senza il nostro incontro nel 1991, non avrei certo preso la decisione, vent’anni fa, di aprire una galleria per sostenere gli artisti», ha scritto. Nato a Orléans nel 1950, aveva compiuto gli studi universitari a Parigi, ricevendo una formazione multidisciplinare all'Université des Beaux-Arts. Dal 1996 al 2015 è stato professore associato all’Université Panthéon-Sorbonne-Centre Saint-Charles. Attore professionista, ha lavorato con registi teatrali e coreografi. Ha realizzato un cortometraggio, performance e, tra il 1985 e il 1990, dipinti. In seguito ha rivolto la sua attenzione al dispositivo cinematografico, e alla fotografia ad esso connessa: «Rondepierre amava dire che esplorava i “punti ciechi” del cinema, scoperti all’inizio degli anni ’90 guardando film stranieri con sottotitoli su un videoregistratore, raccogliendo come un archeologo gli “incidenti” del film, i fotogrammi che costituivano la prima serie delle sue immagini nere (le «Excédents»)», ricorda ancora Gounod. Le sue opere sono presenti al MoMA di New York, lo Houston Fine Arts Museum, il Los Angeles County Museum of Art, la Cinémathèque française, la Mep-Maison européenne de la photographie, la BnF-Bibliothèque nationale de France, e il Musée national d'Art moderne-Centre Pompidou di Parigi.