Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliAttingere alla realtà locale, «che in un Paese policentrico come l’Italia rappresenta uno scrigno di cultura e opportunità», con progetti di respiro internazionale. Così Giulia Abate sintetizza il programma con cui è stata inaugurata la 21gallery di cui è direttrice.
Il tutto all’interno di un progetto più ampio, battezzato Tad, Treviso Art District: 1.500 metri quadrati di archeologia industriale, sei spazi comunicanti dall’arte contemporanea al design alle piante idroponiche, con bar e ristoranti gourmet. Tad nasce da un’idea di Alessandro Benetton, imprenditore, fondatore di 21Invest e collezionista, e di Davide Vanin, che nel 2018 ha dato il via con il Cantiere Art District, galleria e cocktail bar. A loro si è unito Massimiliano Mucciaccia, fondatore di Mucciaccia Gallery con sedi a Roma, Cortina, Londra, Singapore e New York.
«Ci mettiamo in gioco partendo dalle giovani generazioni che, a seguito dell’emergenza sanitaria, sono oggi un anello ancora più debole del sistema dell’arte italiana», spiegano i tre imprenditori. «Ci interessa fare rete sul territorio, aggiunge Giulia Abate, con le istituzioni pubbliche, le gallerie e gli spazi indipendenti, le imprese, con progetti indoor e outdoor. Anche per le gallerie, oltre agli scopi commerciali, è importante il tema della responsabilità sociale d’impresa ed essere tra gli stakeholder del territorio».
21gallery ha scelto di destinare il 20% dei suoi ricavi a progetti di beneficenza, con programmi dedicati alle scuole e operazioni di Street art finalizzate a valorizzare il patrimonio pubblico attraverso la creatività dei giovani. La strategia punta su «artisti emergenti italiani e internazionali, continua Abate, con progetti di ricerca da rivolgere alla nuova generazione di collezionisti o di candidati a esserlo, come giovani imprenditori e professionisti. L’aver scelto di puntare sull’arte più recente consente di stimolare l’avviamento di una collezione con piccoli investimenti iniziali, ma anche a ciascun acquirente di poter fare la sua parte di “mecenate” sostenendo un talento emergente».
«When Urban Attitudes Become Contemporary Art», a cura di Cesare Biasini Selvaggi (fino al 20 marzo, viale della Repubblica 3), è la mostra inaugurale. La galleria punta su under 40 «cercando di offrire una visione concreta dello stato di fatto delle cose, della multi-individualità di andature teoretiche e tematiche della ricerca più giovane», spiega Biasini Selvaggi, membro del Comitato scientifico di 21gallery che comprende David Chipperfield, il manager Ernesto Fürstenberg Fassio, Luca Borriello, coordinatore scientifico di Inopinatum Centro Studi sulla Creatività Urbana dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Alberto Castelvecchi, già fondatore dell’omonima casa editrice e docente di public speaking all’università Luiss Guido Carli.
Ventisei gli autori in mostra attivi nella Urban art: 2501, Alberonero, Roberto Alfano, Giorgio Bartocci, Gonzalo Borondo, BR1, Edoardo Caimi, CANEMORTO, Roberto Ciredz, Alessandro Cripsta, Matteo Ceretto Castigliano (CT), El Gato Chimney, Oliviero Fiorenzi, GeometricBang, Guerrilla Spam, Hardchitepture, Greg Jager, Jerico, Ligama, Moneyless, Domenico Romeo, Sbagliato, STEN • LEX, Francesco Tosini, Daniele Tozzi, UNO. E in occasione della Biennale 2022, si punta a un «progetto ponte tra la sede di Villorba e Venezia, con un panorama dell’arte emergente italiana affinché, in un’occasione di così straordinaria visibilità come quella della città lagunare durante la Biennale, anche quest’ambito di ricerca trovi finalmente uno spazio».
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