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Un momento dell'asta di Sotheby's, durante la vendita del Twombly. © Sotheby's

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Un momento dell'asta di Sotheby's, durante la vendita del Twombly. © Sotheby's

Arte italiana, valuta estera

Nelle aste autunnali italiane, che totalizzano 34 milioni, tanti clienti stranieri hanno puntato sui nostri artisti

Michela Moro

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I dati relativi alle 9 aste di arte moderna e contemporanea che si sono tenute in Italia tra la fine di novembre e la metà di dicembre registrano vendite per circa 34 milioni di euro. La parte del leone la fa come da aspettative Sotheby’s, seguito da Il Ponte e quindi dalle altre case d’asta. L’osservazione dei vari top lot fa venire voglia di cambiare la categoria della vendita in «Arte moderna tout court», poiché i lavori più contemporanei esitati sono stati di Vincenzo Agnetti e Robert Rauschenberg, entrambi realizzati nel 1971 ed entrambi di autori defunti. Per il resto, chi acquista italiano punta sul classico: Fontana, Morandi, de Chirico e via discorrendo, anche se il top lot e record assoluto è stato registrato da un lavoro dell’americano Cy Twombly, aggiudicato a 2.772.500 euro, la cifra più alta per un’opera d’arte contemporanea venduta da Sotheby’s in Italia.

La vendita di Sotheby’s è stata molto vivace e combattuta, in due sale affollatissime e costellate di facce conosciute, dal produttore cinematografico Pietro Valsecchi al presidente e amministratore delegato di Moncler Remo Ruffini al finanziere Daniel Buaron, che non hanno esitato ad alzare le proprie palette. La casa d’aste raccoglie un totale di 14.424.250 euro con il 95,6% di venduto e l’84,8% per lotto; l’«Untitled» di Twombly, carta, pastelli a cera e pittura del 1964, che proveniva dalla raccolta del barone Giorgio Franchetti, era seguito nei top lot da due «Nature morte» rispettivamente del 1945 e 1957 di Giorgio Morandi, aggiudicate a 1.068.500 e 996.500 euro, mentre una terza si piazzava al quinto posto.

Mario Schifano figura con ben 3 opere nella lista dei primi 10 lotti e la tela «Spazio Luce n 34» di Antonio Calderara, proveniente da una collezione privata sudamericana e acquistata al telefono a 125mila euro, registra il record mondiale per l’artista. Marta Giani, Head of Sale, commenta: «Sono particolarmente soddisfatta dell’esito della vendita che ha premiato gli artisti italiani e quelli internazionali con la stessa attenzione da parte del pubblico. Milano ottiene risultati in linea con le altre sedi».

Molto pubblico anche a Il Ponte, che nel pomeriggio del 10 dicembre ha raccolto 7 milioni, con oltre il 70% di telefonate dall’estero e attivi rilanci online. Tra la sala e i telefoni sono stati molto combattuti i due top lot dell’incanto: «Madonna con Bambino» (512.500 euro) e un Crocefisso (475mila euro) hanno fatto registrare i migliori risultati di sempre per le ceramiche di Lucio Fontana; l’olio su tela «T1955-16» (1955) di Hans Hartung è stato venduto a 350mila euro.

L’asta, a differenza del ritmo «sincopato» che spesso caratterizza le vendite, forse per tener desta l’attenzione, ha avuto un percorso ragionato-cronologico simile a quello di un’esposizione, e rivela la mano sicura di Freddy Battino, direttore del dipartimento, che ha scelto di avere in esclusiva nomi quali Vieira Da Silva, Max Bill e Azuma e un catalogo di opere di sola provenienza privata, selezionate a discapito di altre più inflazionate: «Un risultato eccezionale e controtendenza se paragonato alla difficoltà che il mercato sta attraversando a livello internazionale», ha dichiarato soddisfatto Battino.

A Prato, il 29-30 novembre, Farsettiarte raccoglie un totale di venduto di 4.250.000 euro. I top lot vedono in testa Alberto Burri con «Combustione plastica» (1957) aggiudicata a 1.574.750 euro, seguito da Lucio Fontana con «Concetto spaziale. Attese» (1959) battuto a 430mila euro e, alla terza posizione, la scultura in bronzo di Marino Marini «Miracolo» (1957), venduta a 296.900 euro.

I responsabili commentano così la vendita: «L’arte italiana del Novecento piace ancora, sia nel nostro Paese sia all’estero; è questo il dato più rilevante della vendita. In primo piano, ovviamente, i grandi maestri, come Morandi, Fontana, Marino Marini e Carrà, che, salvo un paio di eccezioni, hanno confermato le elevate quotazioni della vigilia. In generale abbiamo notato una certa vivacità anche per le opere della cosiddetta fascia media, soprattutto quelle a soggetto figurativo, che avevano maggiormente sofferto della crisi degli ultimi anni, ma che sembrano essere in fase di ripresa».

Un candido volpino di Pomerania è stato il protagonista assoluto dell’incanto di Wannenes a Milano il 12 dicembre: «Le Civilisateur», dipinto nel 1944 da René Magritte, è stato aggiudicato a 1.625.100 euro. Il cagnolino tanto caro a Magritte, che si preoccupò di portare con sé e la moglie nell’unico viaggio che compì in America, ha ottenuto la miglior aggiudicazione in assoluto e ha fatto schizzare il risultato finale a 2.172.740 euro, il più alto totale di vendita per il dipartimento.

Seguono, a pari merito a 87.600 euro, le «Bagnanti» di de Chirico e «Ritratto» del 1971 di Agnetti, feltro proveniente dalla collezione milanese di Gianni Malabarba. «Siamo orgogliosi del risultato de “Le Civilisateur” di Magritte a conferma che l’Italia è una piazza dove è possibile vendere i migliori capolavori», dichiarava l’ad Guido Wannenes, cui faceva seguito Massimo Vecchia, responsabile del dipartimento insieme a Guido Vitali: «Molto bene anche il ’900 storicizzato con il buon esito delle opere di de Chirico e Agnetti e multipli di qualità di artisti internazionali come Andy Warhol e la mitica “Cambpell’s Soup”».

La vendita di Pandolfini, il 9 dicembre a Milano, ha raccolto un totale di circa 1,7 milioni con il 73% dei lotti venduti. «I risultati hanno soddisfatto le attese e confermato la tendenza ben nota di una notevole effervescenza del mercato, secondo l’ad Pietro De Bernardi. Quest’asta in particolare ha presentato una nutrita serie di opere di artisti internazionali, importanti, rare e di grande qualità, apprezzate dai collezionisti all’estero che, per telefono o commissione, se le sono aggiudicate per la quasi totalità».

Nei top lot si trova al primo posto «Composizione cubista» del massimo esponente delle avanguardie pittoriche a Praga nel periodo tra le due guerre, Emil Filla, che è stata aggiudicata per 300mila euro. «Oreste e Pilade» (1961) di de Chirico, opera metafisica proveniente da una collezione privata, ha chiuso una vivace gara a 150mila euro. Al terzo posto il successo di «Paesaggio con libro firmato», olio su tela del 1934 di Frantisek Janousek, esponente della pittura ceca nel periodo tra le due guerre, che è stato aggiudicato a 137.500 euro. Sempre in ambito internazionale da menzionare i 93.750 euro con cui un collezionista straniero ha acquistato il dipinto «Abstraktion» (1917) di Rudolf Schlichter, membro della Neue Sachlichkeit.

Da Finarte la sessione d’asta di Arte Moderna & Contemporanea del 9 dicembre nella sede milanese, con ben 274 lotti, ha totalizzato circa 1,5 milioni. «Il momento clou della serata è stata la vendita della grande tela del 1957 di Giuseppe Capogrossi “Superficie 225”, a 177.500 euro, dichiarava Fabio Bertolo, battitore dell’asta. A più di 50mila euro è stato venduto il singolare olio su tela di Georges Mathieu dalla collezione Ugo Tognazzi. Venduti i tre lotti più pregiati di un’importante collezione privata lombarda: a quasi 50mila euro ciascuno “Enciclopedia Treccani” di Isgrò e “Dettaglio” di Roman Opalka, mentre “Packed Coast” di Christo ha ottenuto il risultato più eclatante, oltrepassando ampiamente i 70mila euro e assestandosi sulla stima massima».

«Le aste sono andate molto bene, in particolare la vendita milanese del 4 dicembre di Arte moderna e contemporanea che registra il totale di 1,2 milioni e un importante record per la casa d’aste e per Robert Rauschenberg: il suo “Parsons’ Live Plants Ammonia (Cardboard)” del 1971 è passato di mano per 628.400 euro, affermava Memmo Grilli della napoletana Blindarte. Siamo felicissimi di questa aggiudicazione in linea, seppur con importi diversi, con la recente aggiudicazione di New York di maggio 2019». Seguono la serigrafia «Vesuvius» di Warhol, battuta a 44.640 euro e il peruviano Jorge Eduardo Eielson con «Quipus 46C» esitato a 37.200 euro.

Cambi totalizza nella sede milanese 1.102.000 euro, con il 50% dei lotti aggiudicati. Italiani i tre top lot della vendita del 4 dicembre: il «Cristo» in ceramica smaltata di Fontana battuta a 212.500 euro, la tela «Il seme del cubo» (1966) di Gastone Novelli, venduta a 112.500 euro e infine l’acquarello di Carol Rama, «Dorina» (1946), aggiudicato a 62.500 euro. «L’asta ci ha dato modo di prendere definitivamente contatto con importanti clienti stranieri che seguono le nostre vendite con interesse e partecipazione, non solo per aggiudicarsi nomi internazionali quali Fontana e Arakawa, commentava Daniele Palazzoli, responsabile del dipartimento di Arte moderna e contemporanea. Ci chiedono consigli di acquisto e per conoscere meglio il mercato italiano, incuriositi dalla qualità e dalle date di alcuni lotti come ad esempio un raro Tadini degli anni ’60 e un Deluigi azzurro esposto alla Biennale. Al di là del bilancio finale, positivo in quanto quasi tutti i pezzi pregiati sono stati aggiudicati, la vera soddisfazione è avere un pubblico che si fidelizza e si fa guidare nelle offerte anche dall’estero».

È «P1967-99» (1967) di Hartung il top lot dell’asta del 5 dicembre da Bertolami: «È un’opera “straniera”, un inchiostro su cartone passato di mano per 37.500 euro. Non me ne stupisco, visto l’appeal commerciale di respiro internazionale del suo autore, commentava Giuseppe Bertolami, amministratore unico della casa d’aste di Roma. Ma a fare gara è stata soprattutto l’arte figurativa italiana prodotta tra le due guerre: una tavola di Virgilio Guidi dipinta sul fronte nel 1914 e sul verso nel 1929 venduta a 35mila euro partendo da una base di 6mila; un eccezionale dipinto di Carlo Levi, il “Ritratto del Capitano”, ossia il fanciullo che in Cristo si è fermato a Eboli Levi descrive come il leader riconosciuto dei ragazzini del borgo, soffermandosi a raccontare anche la genesi del ritratto. Partiva da una base d’asta di 6mila euro ed è stato venduto a 23.750. Emozionante anche la gara che si è accesa attorno all’autoritratto, straordinario, di Giovanni Colacicchi. Partendo da una base di 3mila euro è passato di mano per 15mila».

I lotti di arte moderna inclusi nell’asta, che proponeva anche una sezione dedicata all’800 e avente come filo conduttore la pittura del Grand Tour, hanno totalizzato 634.880 euro, pari al 41% di venduto.

Michela Moro, 02 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

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