Campigli e gli Etruschi a tu per tu sul Canal Grande, in una delle più celebri architetture gotiche della città lagunare, Palazzo Franchetti. La mostra ideata da Franco Calarota, in programma dal 23 maggio al 30 settembre, è un progetto ambizioso e di grande respiro che coinvolge esperti del Novecento, Soprintendenze e Musei, specchio di un’epoca in cui l’offerta culturale in genere va rimodulata: «I tempi sono cambiati e cambieranno ancora, non è più possibile fare mostre senza contenuti e senza un progetto che faccia riflettere il grande pubblico», spiega Calarota, presidente di Acp (Art Capital Partner)-Palazzo Franchetti, la società che gestisce gli eventi culturali nel palazzo di proprietà dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti.
In mostra una cinquantina di reperti etruschi individuati con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, tra questi due rari sarcofagi in terracotta del Museo Civico di Viterbo. Molti dei reperti esposti, anfore, vasi, statuine, gioielli e molto altro ancora, provengono da operazioni di recupero da importanti musei internazionali e sono oggi proprietà dei musei di Vulci, Tarquinia, Cerveteri e Viterbo.
Accanto a essi 35 dipinti di Massimo Campigli datati dal 1928 al 1966. Le figure stilizzate e orientaleggianti, i volumi geometrici e i colori pastello simili a quelli degli affreschi sbiaditi dal tempo caratterizzano l’intera produzione dell’artista successiva al 1928, anno in cui visitò il Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, rimanendo folgorato da questa antica civiltà che tanti artisti del Novecento italiano ha incuriosito, da Arturo Martini a Marino Marini, Fausto Melotti e Leoncillo, solo per citarne alcuni.
Il percorso espositivo diviso in tre sezioni evidenzia i riferimenti e le similarità con le forme etrusche: figure umane (uomini e donne), animali (uccelli, cavalli e specie selvatiche) e profili geometrici di anfore e vasi. Un’atmosfera sospesa che mette in luce l’universalità dell’arte, al di là di ogni epoca e provenienza.
In concomitanza con l’apertura della mostra un’altra inaugurazione animerà lo splendido Palazzo, l’apertura di uno spazio ristorante di Arrigo Cipriani (cfr. p. 6). Nel primo piano è inoltre visitabile la collezione permanente che espone a rotazione opere di importanti artisti del Novecento internazionale, da Magritte a Morandi, a Klee.
Tra i programmi futuri, invece, una mostra sui bastoni di comando dell’arte oceanica in ottobre, che farà successivamente tappa al Musée du quai Branly a Parigi (organizzata in collaborazione con la Fondazione Ligabue di Venezia). E per la Biennale Arte del 1922 una grande mostra su Morandi e Rothko.