Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliUn cinema degli anni ’30 chiuso da anni, un progetto di multisala abbandonato per l’emergere di tracce archeologiche tra il 2004 e il 2005, un cambio di proprietà, la ripresa degli scavi nel 2021, oggi conclusi. Sono gli elementi di uno dei più eclatanti ritrovamenti degli ultimi decenni a Verona. È emerso un grande complesso di età romana la cui datazione a conclusione dello scavo si ipotizza oggi collocarsi tra il I e il III secolo d.C., ma la cui destinazione resta un enigma al momento irrisolto.
Non del tutto convincente infatti, la prima ipotesi di una destinazione alberghiera in assenza di corridoi di collegamento tra i venti vani evidenziati dallo scavo. Restano le peculiarità di questo ritrovamento che conserva caratteristiche di eccezionalità: per l’ampiezza, circa 400 metri quadrati, per il grado di conservazione, grazie all’incendio che ne causò l’abbandono e il crollo del tetto, consentendo di proteggere i pavimenti cementizi e in parte mosaicati, ma soprattutto i brani di affreschi che decorano alcune delle pareti.
Il complesso si caratterizza inoltre per la presenza di sistemi di riscaldamento, con «praefurnia» in tre diversi vani e con sistemi di diffusione dell’aria calda sia a pavimento che a parete, con strutture ben visibili e modificate nel tempo attraverso stratificazioni successive modulate tra la prima età imperiale (I secolo), la prima metà del II secolo e quella dei Severi (fine II e inizio III secolo).
A presentare la conclusione dello scavo sono stati sabato 3 dicembre il soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo, Vincenzo Tiné, la funzionaria Brunella Bruno direttrice dello scavo e gli altri archeologi dello staff. Ancora allo stadio progettuale le soluzioni architettoniche a cura dello Studio Richelli per conciliare la destinazione turistico commerciale dell’ex Astra con la percezione della memoria del vecchio cinema e la visione degli scavi.
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