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Fondato nel 2014 per volontà e con il sostegno dei figli ed eredi Justin Dortch Dorazio e Angela D’Orazio e Allegra D’Orazio, l’Archivio Piero Dorazio sta lavorando a importanti progetti per valorizzare l’opera dell’artista (all’anagrafe Piero D’Orazio, Roma, 1927 - Perugia, 2005), maestro dell’Astrattismo ma anche precoce studioso delle avanguardie europee, teorico e docente (ha insegnato per dieci anni alla University of Pennsylvania di Filadelfia).
L’Archivio ha sede a Milano in via Appiani 22. In tempi normali è aperto su appuntamento a ricercatori e studiosi, che qui possono consultare la bibliografia completa dell’artista, mentre la sua biblioteca personale è depositata in comodato presso la Biblioteca dell’Università Cattolica di Milano. Lo presiede Mirko Orsi, commercialista e collezionista («Il mio compito, oltre al ruolo istituzionale, è portare nel Consiglio direttivo una visione pragmatica, facendo muovere di pari passo il profilo scientifico e quello gestionale») e lo dirige Valentina Sonzogni, storica dell’arte.
A lei chiediamo di riassumere i diversi fronti su cui l’Archivio sta operando, a partire dal Catalogo ragionato delle opere: «Contiamo di farlo uscire tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Avviato nel 2017, è stato progettato da Enrico Crispolti, scomparso nel 2018, ed è ora diretto da Francesco Tedeschi (che nello scorso settembre ha realizzato all’Università Cattolica di Milano un convegno su Dorazio, Ndr) e redatto da Luca Pietro Nicoletti.
Conterà alcune migliaia di opere, tratte da tre fonti: l’archivio fotografico dell’artista, ordinatissimo e con annotazioni preziose su materiali, dimensioni e prime collocazioni dei dipinti; le opere pubblicate lui vivente su cataloghi, libri, articoli cartacei, siti di musei, e le opere accettate dal Comitato tecnico dopo essere state visionate. Regola di Enrico Crispolti, da noi sempre seguita, è esaminare le opere solo dal vivo: la missione della nostra associazione è, infatti, oltre alla diffusione, la difesa dell’opera di Dorazio, minacciata da numerose contraffazioni».
L’archivio personale è stato digitalizzato?
Il riordino completo e la digitalizzazione, sarà il primo passo dopo il Catalogo, ma già ci stiamo lavorando, secondo le linee guida della Direzione generale degli archivi e della Smithsonian Institution. Abbiamo previsto un ordinamento preliminare in macroaree: scritti, fotografie personali e di mostre, audiovisivi, materiale di ricerca e oggetti personali (gli ephemera) e, molto preziosa, la corrispondenza con personalità come Giulio Carlo Argan, Ungaretti, Eugène Ionesco, Hilla Rebay e altri. C’è poi un altro progetto, quasi concluso e ora sospeso, cioè la riedizione, prevista per l’autunno, di La fantasia dell’arte nella vita moderna, il volume da lui scritto tra il 1952 e il 1954. È una fra le prime ricognizioni in Italia sulle avanguardie storiche internazionali. Grazie ai suoi viaggi e ai suoi contatti con artisti che risiedevano all’estero, Dorazio riuscì a procurarsi molte illustrazioni con le quali compose le numerose tavole che illustrano il testo. Si tratta di un’edizione anastatica con traduzione inglese, inframmezzata da inserti di carte trasparenti colorate, uguali a quelle volute allora da Dorazio. Poi, vorremmo completare le interviste ad amici e testimoni.
A chi in particolare?
Nel 2016 l’Archivio ha realizzato la prima fase di questo progetto. Abbiamo intervistato, tra gli altri, Milton Gendel, che negli anni Cinquanta, a Roma, fu il tramite con gli artisti americani, gli amici Angiolo Bandinelli, Achille Perilli e Beverly Pepper, gli studiosi Gino Agnese, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles e altri. Era in programma un secondo blocco d’interviste: speriamo di poterne realizzare almeno una parte entro l’anno in corso.

Piero Dorazio nella sua sala alla XXX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1960. Foto Virginia Dortch. Cortesia Archivio Piero Dorazio, Milano. © Piero Dorazio, by SIAE 2020
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