La terribile inondazione che ha colpito nello scorso fine settimana la Libia ha causato 6mila vittime e 10mila dispersi e ha devastato la città di Derna, nella Cirenaica. Le alluvioni hanno spazzato via veicoli e strade, come quella tra Sousse e Shahat, dove si trova il sito archeologico di Cirene, dichiarato patrimonio dall’Unesco. Nei primi giorni di settembre, prima del tragico evento, il Castello Rosso di Tripoli (Assai al-Hamra) aveva ospitato un simposio internazionale sponsorizzato dall’Autorità per le Antichità e dall’Ambasciata italiana in Libia. Il seminario, durato due giorni, si era rivolto alle missioni archeologiche italiane che da oltre 30 anni collaborano con l’Autorità per le Antichità, fornendo cooperazione e formazione archeologica. A conclusione dei lavori, i partecipanti avevano espresso diverse raccomandazioni, tra cui quella di istituire due laboratori di restauro nei due siti di Leptis e di Shahat per formare il personale locale nelle disciplinte del restauro dei siti archeologici.

A Venezia la maggioranza in Comune (con 24 sì e 12 contrari), come previsto, ha dato parere favorevole al provvedimento sul contributo di accesso proposto dalla giunta del sindaco di centrodestra Luigi Brugnaro. La misura partirà quindi in via sperimentale la prossima primavera per 30 giorni e prevede il versamento di un minimo di 5 euro per quei viaggiatori giornalieri che accedono in città nei giorni di grandi flussi turistici.

Per il Musée d’Arts di Nantes, «questo è un dono del cielo». L’istituzione ha ereditato un lascito da una collezionista parigina morta nel 2022 e proprietaria di una casa di villeggiatura a La Baule, nel dipartimento della Loira atlantica. Il tesoro comprende 20 dipinti e 14 disegni, principalmente opere del Sei e Settecento. Il valore è di circa 800mila euro. In un comunicato stampa la direzione del museo fornisce alcuni dettagli su questa donazione. «Jacqueline Boejat, che non aveva discendenti diretti, ha designato il Musée d’Arts di Nantes come beneficiario della sua collezione d’arte. Questo lascito arricchirà la collezione del museo, particolarmente ricca di opere del Grand Siècle, con un gruppo di dipinti che incarnano il trionfo del colore a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo».

Nel nord della Siria, le tradizionali case di fango con le loro ingegnose cupole stanno scomparendo, anch’esse vittime della guerra che ha costretto gli abitanti a fuggire. «Il nostro villaggio aveva dai 3mila ai 3.500 abitanti e circa 200 case di fango. Ma a causa della guerra e del terrorismo, gli abitanti se ne sono andati», spiega Mahmoud al-Mheilej davanti alle case ocra abbandonate del suo villaggio. Oum Amouda Kabira è uno dei pochi villaggi della provincia di Aleppo a ospitare questa antica abitazione tradizionale. La regione ha subito una serie di combattimenti dall’inizio della guerra nel 2012 ed era controllata dagli jihadisti prima che l’esercito regolare ne prendesse il controllo.

Secondo Gérard Maurice-Dugay, professore emerito alla Sorbona, già docente alla Scuola Superiore del Louvre, in un dipinto di Simone Peterzano raffigurante «La deposizione di Cristo» e conservato nella Chiesa di San Giorgio a Bernate Ticino (Mi), c'è la mano di Caravaggio nella figura dell’angelo. Era già stato il restauratore e docente al liceo artistico di Magenta Carmelo Lo Sardo a formulare questa attribuzione nel 2013. «A detta degli esperti, il dipinto di Peterzano venne commissionato tra il 1582 e il 1584 e realizzato durante gli anni di apprendistato di Caravaggio nella sua bottega», dice Maurice-Dugay. «La prima volta che lo vidi rimasi colpito e dissi subito che, in quel quadro, c’era la luce di Caravaggio».

Alcuni capolavori provenienti dai Musei Capitolini di Roma, il museo pubblico più antico del mondo, sono esposti per la prima volta al Tokyo Metropolitan Art Museum, dal 16 settembre al 10 dicembre, e al Fukuoka Art Museum, dal 5 gennaio al 10 marzo 2024  nella mostra «Rome, the Eternal City: Masterpieces from the Capitoline Museums Collections». Sono settanta opere tra sculture, dipinti, monete, litografie che rappresentano l’arte di Roma dall’epoca della fondazione fino all’età moderna. L’esposizione, con la Venere Capitolina, il bronzo della Lupa, alcune opere di Tintoretto e Caravaggio, nasce da un progetto scientifico a cura del Soprintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce e Masue Kato, dell’Università Rikkyo di Tokyo.