La mostra «Frammenti di Paradiso. Giardini nel tempo alla Reggia di Caserta» (fino al 16 ottobre) curata da Tiziana Maffei, Alberta Campitelli e Alessandro Cremona, allestita da Lucio Turchetta con Vincenzo De Luce nelle sale dell’Appartamento della Regina che si aprono sulla scenografica via d’acqua vanvitelliana, si sviluppa attorno ai temi legati alla storia del Parco e del Giardino, indagati per farne emergere i portati culturali, simbolici, immaginifici di cui sono espressione, e che trovano un corrispettivo in Italia e in Europa dal Rinascimento ai primi anni dell’800.
Il Parco Reale e il Giardino Inglese della Reggia, estesi su 123 ettari, sono infatti espressione di una visione e di una cultura paesaggistica dense e complesse.
Il primo, progettato da Luigi Vanvitelli dal 1752, rappresenta un esempio di giardino all’italiana, cadenzato da prati, aiuole, fontane e cascate alimentate dall’Acquedotto Carolino, lungo 35 km e progettato dall’architetto napoletano per dar vita ai giochi d’acqua della Reggia.
Il secondo, voluto da Maria Carolina d’Asburgo, è caratterizzato da finti e veri ruderi che si aprono tra l’apparente disordine della vegetazione e dei corsi d’acqua.
Il percorso della mostra con oltre 150 dipinti, disegni, sculture, erbari, libri, oggetti d’arte, assieme alle interpretazioni contemporanee di Maria Thereza Alves, Eugenio Tibaldi, Eugenio Giliberti, Sasha Vinci, Luca Francesconi, racconta la storia del giardino, espressione di gusti, modelli e committenze diverse.