Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliComprereste un’auto usata da costui? La nota messa in burla di Nixon vale in questo caso: vi fidereste di lasciare eredi costoro? Parliamo di Federico Zeri e della sua eredità, concessa all’Università di Bologna, a seguito di promesse verbali e impegni scritti dell’allora rettore, Fabio Roversi Monaco. L’Alma Mater, attraverso il suo maggior rappresentante e i buoni uffici di Anna Ottani Cavina, proponeva di creare sul posto un centro studi sull'arte, dando seguito a un'idea già anticipata da Zeri fin dal 1965, in una lettera a Longhi.
L'offerta di Bologna ebbe la meglio su quelle di altri competitors, fra i quali l’Accademia di Francia a Roma. Tuttavia, morto Zeri nel 1998, da Bologna non ci misero molto a capire che l’impegno offerto era costoso e pensarono di acquisire i crediti senza rispondere dei debiti. Notarono che il testamento, frettolosamente redatto dal notaio Fenoaltea pochi giorni prima della morte dello studioso, offriva una scappatoia.
Gli storici d'arte interessati alla manovra e l'apparato universitario si traformarono nel notaio pucciniano di «Gianni Schicchi». Nel testo il mantenimento dei beni nella sede era implicito, ma non adeguatamente esplicitato. Trasferirono immediatamente a Bologna l’immensa quantità di foto d'arte e di libri che lo studioso aveva selezionato, riunito e sistemato, abbandonando la Villa appena svuotata.
Lo Stato chiuse un occhio e mezzo, nonostante l'importanza della dimora e dei suoi contenuti. Venne emanato un vincolo pertinenziale generale, ma solo tardivamente, col risultato di chiudere la stalla dopo la proverbiale fuga dei buoi. Adesso, dopo anni di deplorevole incuria, quel che resta della Villa Zeri viene addirittura messo in vendita, attraverso il sito (squallido organo del Demanio, Ministero Sviluppo Economico, Ministero Economia). Il tutto avviene nel silenzio dei cosiddetti Amici di Zeri, gruppo di sostenitori e finanziatori dell'omonima Fondazione. Tacciono anche quasi tutti gli storici d’arte, alcuni dei quali ascoltavano docili le sparate di quel grande uomo, nella speranza di scroccargli qualche scoperta.
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