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Giorgio Morandi, «Natura morta», 1961. Kunst Museum Winterthur, acquisto 1962

© 2025, ProLitteris, Zurich

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Giorgio Morandi, «Natura morta», 1961. Kunst Museum Winterthur, acquisto 1962

© 2025, ProLitteris, Zurich

A Mendrisio la poesia dialoga con l’arte

Nella mostra al Museo d’Arte le didascalie parlanti e poetiche di otto autori letterari illustrano le opere dei loro artisti preferiti

Il 30 marzo apre al Museo d’arte Mendrisio la mostra «Una storia di arte e di poesia. Arcangeli, Bertolucci, Biamonti, Isella, Orelli, Sereni, Tassi, Testori e i loro artisti». Otto tra i maggiori letterati italiani della seconda metà del Novecento vestono l’abito di critici d’arte. Nell’esposizione svizzera la parola degli otto «critici» (nella fattispecie, citazioni tratte dai loro scritti) fa da didascalia parlante e poetica alle opere d’arte con cui dialoga.

La critica storico artistica italiana del Novecento ha avuto in Roberto Longhi una figura fondamentale e carismatica. Longhi è stato una figura studiata per le sue qualità di storico dell’arte, ma anche per quelle di scrittore. In un modo o nell’altro tutte le otto figure centrali che animano l’esposizione si rifanno alla sua lezione: la mostra prende spunto proprio dal noto principio di Longhi, «riconsegnare la critica, e perciò la storia dell’arte, nel cuore di un’attività letteraria».

I testi «traducono» in linguaggio letterario le opere di un folto gruppo di artisti. Essi ci portano persino a un intreccio di situazioni che ci immerge nello «spirito del tempo». Gli otto protagonisti collaborarono con giornali, riviste, cataloghi, e il loro forte interesse per l’arte visiva è già stato approfondito caso per caso attraverso varie pubblicazioni che consentono di ricostruire un profilo completo della loro attività nel settore della critica, con il loro modo particolare di avvicinare l’artista contemporaneo e la sua opera: chi votato maggiormente a una vera e propria critica d’arte, chi invece assumendo i panni del conoscitore, ma rimanendo fedele al proprio «background».

Tutti, comunque, alla ricerca di una sorta di equivalenza tra scrittura e immagine, di un «parallelo» o di un «rispecchiamento» tra poesia e pittura. Di grado diverso il loro coinvolgimento nella critica artistica: Francesco Arcangeli, Roberto Tassi e Giovanni Testori la vissero come attività principale; per Attilio Bertolucci, Francesco Biamonti, Dante Isella, Giorgio Orelli e Vittorio Sereni fu secondaria. Ma nonostante le peculiarità di ciascuno, insieme rappresentano il ritratto di un’epoca, anche grazie ai legami di amicizia fra di loro e all’interesse, che spesso li univa, per gli stessi artisti.

La mostra percorre la storia dell’arte italiana dall’informale degli anni Cinquanta al nuovo figurativo degli anni Ottanta. Tutti e otto i protagonisti sono legati alle tecniche tradizionali: pittura e scultura; tutti e otto, salvo Biamonti, sono legati alla stessa area geografica, tra Lombardia ed Emilia, e alle loro radici romaniche; tutti e otto sono legati ad artisti contemporanei della regione padana: Morlotti, Francese, Afro, Della Torre, Valenti, Melotti, Ruggeri, Moreni, Mandelli, Dobrzanski, con uno sguardo però sulle eccezioni, come Burri o Leoncillo, Guttuso o Guccione, e un altro rivolto ai nomi di riferimento del tempo fuori d’Italia: Bacon, Giacometti, Sutherland, De Staël, Fautrier, Wols, Klee, Hartung, Varlin, Mušic, fino ai Neuen Wilden testoriani. La mostra chiude il 6 luglio.

Gaspare Melchiorri, 25 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A Mendrisio la poesia dialoga con l’arte | Gaspare Melchiorri

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