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L’Acropoli e il Monte Licabetto visti dalla collina di Filopappo

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L’Acropoli e il Monte Licabetto visti dalla collina di Filopappo

A piedi ad Atene lungo il muro di Temistocle

Un itinerario tra le varie anime della capitale greca, seguendo l’antica cinta del V secolo a.C. I suoi resti riaffiorano in luoghi poetici come la collina di Filopappo, ma anche in alberghi e in un negozio di fotocopie...

Giulia Grimaldi

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Si può immaginare Atene come un luogo senza tempo, appuntando il pensiero sull’Acropoli e scivolando tra i vicoli di Plaka e i resti dell’agorà che si incontrano passeggiando nella quiete di Apostolou Pavlou. Oppure la si può vedere come un labirinto di auto che si inseguono lungo vialoni a due o tre corsie, marciapiedi inutilizzabili dai pedoni e un numero sorprendente di officine meccaniche. Ancora, Atene potrebbe esistere soltanto nei suoi bar, affollati di persone di ogni età che passano il tempo a bere, fumare, mangiare, parlare e ascoltare musica. Tutte queste Atene sono vere, contemporanee e ipnotiche. 

Camminando, c’è un modo di visitarla accorpando queste anime. È quello di seguire le antiche mura di cinta volute da Temistocle nel V secolo a.C., che talvolta riaffiorano in luoghi poetici come la collina di Filopappo, ma anche inaspettati. Inseguire questa linea impalpabile porta a svoltare in stradine nascoste. Macinando chilometri in vie parallele a quelle del turismo dei grandi numeri, l’itinerario si trasformerà in un filo di Arianna teso per sfuggire al sovraffollamento che colpisce Partenone e dintorni per tornare indenni a un’Atene più fedele a sé stessa. Così che, anche quando degli antichi resti non vi sia più traccia visibile, sentirete gli echi di tutte le storie passate di lì.

Una porzione di muro seminascosto nel quartiere di Thissio

Le mura di Temistocle

L’oggetto della nostra ricerca sono i resti delle mura completate nel 479 a.C., in seguito alle Guerre persiane e nella speranza di difendersi da ulteriori invasioni. Erano lunghe 8,5 chilometri, alte tra gli 8 e i 10 metri e larghe 3, e includevano almeno 13 porte. Furono costruite in fretta, con spolia (materiali antichi recuperati da porzioni di templi, statue e altre rovine), per poi essere distrutte nel 404 a.C., dopo la sconfitta nella Guerra del Peloponneso. Riparate da Conone, furono rimaneggiate ancora e ancora fino a diventare fondamenta di palazzi, mura portanti di sale conferenze, inaspettate colonne in attività commerciali...

I resti del Dipylon

Il percorso

Partite dal Tempio di Zeus Olimpio, quello che doveva essere il più grande tempio dell’antica Grecia e che è finito per essere un monumentale monito contro la tirannia di Pisistrato. Proprio le sue colonne vennero utilizzate come materiale da costruzione per una torre che proteggeva una porta delle mura di Temistocle. Attraversate il parco archeologico e provate a scorgere i resti del muro tra via Lempesi e il civico 12 di Iosif ton Rogon: se siete fortunati sarà possibile intravedere qualche scorcio tra le lamiere che coprono il sito. In caso contrario, pazienza: proprio dove passavano le mura lungo via Vourvachi vi potete consolare da Fika, una delle migliori croissanterie della città (da provare quello con pesca, formaggio e rosmarino). Poco distante, all’incrocio tra via Phalirou e via Donta, non vedrete nulla se non l’ottimo Tiki Bar, eppure vi troverete proprio sopra l’antica Porta Falerica, quella che conduceva al porto dei tempi di Temistocle (appunto il Falero, e non il Pireo). Pare che da qui passassero gli iniziati ai riti misterici di Eleusi per andare a purificarsi in mare prima di dirigersi verso il luogo sacro.

Ma se non vi basta la suggestione dei tempi antichi e volete qualcosa di più concreto, attraversate Koukaki passando dalla Chiesa di San Giovanni, superate la musica jazz che si spande dal dehors di Lotte, varcate la soglia dorata del Divani Palace Acropolis Hotel e scendete al piano interrato dove si erge un tratto di mura, protetto da un vetro, con la luce a delinearne gli spigoli mentre il corpo si perde nel ventre di Atene, come un serpente di roccia che attraversa i secoli. Perdetevi tra i gradini in salita del quartiere, dove alberi di arancio creano angoli d’ombra tra palazzi le cui fondamenta sono fatte con resti di mura, non visibili, ma non per questo meno affascinanti. L’ascesa continua fino a uno dei luoghi più emozionanti di tutto il percorso: la collina di Filopappo. Questo luogo conserva tutta la storia delle origini della civiltà occidentale, oltre a una delle più belle (e meno frequentate) viste sull’Acropoli. In cima al colle delle Muse è possibile distinguere un’aggiunta successiva alle mura, il Diateichisma (muro di compartimentazione). A questo punto sarà più che doveroso abbandonare la ricerca delle mura e vagare in questo parco, tra la Prigione di Socrate, la chiesa bizantina di Agios Dimitrios (XVI secolo), la Pnice, dove si teneva l’ecclesia (l’assemblea dei cittadini ateniesi) e l’osservatorio. Proprio quando vi sarete forse dimenticati delle mura, le troverete un po’ ovunque intorno a voi.

Prima di arrivare a Thissio, fermatevi un attimo all’incrocio di Akamantos e Aktaiou. State in silenzio, magari chiudete anche gli occhi. Qui, nell’antichità, la morfologia del luogo era completamente diversa: vi sareste trovati davanti al temuto baratro, una fossa di 200 metri di larghezza e 400 di lunghezza da cui i boia lanciavano i condannati a morte. Ci metterete un po’ a scuotervi di dosso questa sensazione di orrore passando per l’antica eppur desolata via Avanton: qui qualche traccia di mura tra case abbandonate vi indicherà la strada per Irakleidon, dove è facile immaginare l’imponente Porta del Pireo, sorseggiando un caffè ai tavolini del minuscolo bar panetteria Artopolion.

La prossima tappa è forse la più importante, per cui preparatevi con calma, attraversando i binari della metro sul sovrappasso e raccogliendo con lo sguardo il paesaggio che, dal Licabetto alle ciminiere di Technopolis, racconta con sincerità i tanti volti della metropoli. Davanti a voi si trova uno dei siti più sottovalutati di Atene: il Kerameikos (Ceramico), l’antico cimitero, è un grande museo a cielo aperto, con le sue pregevoli sculture funerarie. Le mura tagliavano questo sito, dove erano ubicate due porte: la Porta Sacra, a sud, dove passava la Via Sacra raggiungendo Eleusi, e la Porta del Dipylon, a nord, che portava all’Accademia platonica. Prendetevi il tempo di visitare il Kerameikos, poi prendetevene dell’altro per scoprire il Museo Benaki di Arte Islamica. Non solo è il fiore all’occhiello del Museo Benaki, con la collezione che più stava a cuore al grande collezionista, ma nei sotterranei è visibile un’ampia sezione di mura.

Da qui in poi, per un bel tratto delle mura rimane soltanto l’idea e di resti non se ne incontrano per un po’. Ma il tour non ne risente: affacciatevi su Leokoriou per una veduta del Partenone che svela un inaspettato senso di intimità. Passate per piazza Koumoundourou, dove la vita scorre ignorando di trovarsi al di sopra di un grande cimitero, ricco di sepolture dell’VIII-IV secolo a.C. Concedetevi un détour per scoprire il lato più suggestivo del quartiere Psyrri. Fate una sosta alla piccola chiesa bizantina di San Giovanni intorno alla Colonna, letteralmente costruita intorno a una colonna corinzia del V secolo a.C. Si ritiene che facesse parte di un santuario dedicato ad Asclepio, il dio greco della Medicina, motivo per cui ancora oggi la colonna è circondata da nastri colorati, come quelli che i fedeli portavano per chiedere la guarigione dei loro cari. Fermatevi anche alla Chiesa di Agioi Anargiroi, che conserva la cella in cui viveva lo scrittore Alexandros Papadiamantis (1851-1911).

Difficile avere una visione più definita delle mura in tutta la loro massiccia grandezza di quella nella sede centrale della Banca Nazionale della Grecia, dove dal piano terra dell’edificio si possono vedere impressionanti sezioni del Proteichisma e del fossato dell’Atene classica. Eppure, sarà ancora più affascinante andarlo a cercare nella stoa (galleria commerciale) di Aristidou 10, dove se ne sta in un negozio di fotocopie, circondato dall’odore d’inchiostro e dal rumore delle stampanti. O, ancora, nella piccola stoa di Dragatsaniou, in cui dovrete scendere al piano interrato e trovarlo tra i magazzini dei negozi.

Finite la passeggiata a Syntagma, entrando all’hotel Electra Metropolis e scendete al piano -1, dove il muro vi saluterà con umiltà, dal pavimento delle toilette, o con una certa formalità dalla sala delle conferenze. Sempre ribadendo la sua costante presenza nella vita di Atene: magari riciclato per dare alla città ciò di cui aveva bisogno, secolo dopo secolo.

Il muro in un negozio di fotocopie di Aristidou

Atene e le sue mura online

Per capire meglio la portata delle mura e le modifiche che hanno subito nel tempo, prima di mettervi in cammino visualizzate il percorso sulla mappa al link map.mappingancientathens.org; mentre per praticità, una volta in strada, appoggiatevi al tour indicato sul sito. Entrambi sono stati realizzati da Dipylon, una società senza scopo di lucro, votata alla ricerca e alla divulgazione nel campo della topografia antica e degli studi sul paesaggio culturale.

Nella mappa, la linea rossa indica le Mura di Temistocle (479-8 a.C.), quella viola il Diateichisma all’inizio del III secolo a.C., quella marrone le Mura di Valeriano, III secolo d.C., quelle verdi le mura posteruliane, circa vent’anni posteriori alle Mura di Valeriano

Giulia Grimaldi, 31 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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