L’opera «Faust» di Fábio Colaço alla galleria ADN è stata acquistata da un collezionista di Marsiglia per 4.500 euro

Foto di Roberto Ruiz

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L’opera «Faust» di Fábio Colaço alla galleria ADN è stata acquistata da un collezionista di Marsiglia per 4.500 euro

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Roberta Bosco

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ARCOmadrid ha concluso la sua 44ma edizione con il pensiero già all’anno prossimo, sfiorando di nuovo i 95mila visitatori, ma senza riuscire a superare il famigerato tetto dei 100mila. La direttrice Maribel López l’ha definita una fiera «tranquilla» e lo è stata anche nelle vendite. Sono tornate a casa con i rispettivi galleristi le opere da 6 zeri, ma ci sono state comunque vendite importanti come la scultura dell’artista britannico Anthony Gormley, vincitore del Turner Prize nel 1994, che la galleria Thaddaeus Ropac, vera e propria multinazionale dell’arte con sedi in mezzo mondo, ha venduto già il primo giorno della fiera per 550mila sterline (oltre 650mila euro). In questi tempi incerti i galleristi sono sempre più restii a dare informazioni sulle vendite e la fiera non le ha mai date. Si può solo fare affidamento sui comunicati di musei e fondazioni e soprattutto sull’ambiente che si respira nella fiera, sui sorrisi più o meno frequenti sui volti stanchi dei galleristi e sull’entusiasmo degli artisti, visto che anche la consuetudine di contrassegnare le vendite realizzate con il puntino rosso è sempre meno in auge. Gli italiani come d’abitudine sono moderatamente contenti. «Vendite ne abbiamo avute, ma preferiamo non sbilanciarci» dice Vania Stefanucci della galleria P420 di Bologna. Soddisfatti anche nel bellissimo stand dello Studio Trisorio di Napoli, la più veterana delle gallerie italiane a ARCO, che stava per concludere alcune vendite superiori ai 20mila euro. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, la collezionista italiana più conosciuta a Madrid, si è vista solo il primo giorno nei corridoi della fiera, dove Mendes Wood esponeva opere di Pol Taburet, l’artista protagonista della mostra organizzata dalla Fondazione torinese nel recentemente restaurato Padiglione degli Esagoni della Casa de Campo di Madrid.

 

«Link» dell’artista britannico Anthony Gormley è stata venduta dalla galleria Thaddaeus Ropac per 550mila sterline (oltre 650mila euro)

Senza dubbio la grande trionfatrice dell’edizione è stata la pittura anche se le opere tessili sono arrivate in massa sul mercato, a scapito della fotografia e del video, ormai praticamente sparito insieme alle opere più sperimentali che sopravvivono nelle gallerie più coraggiose. I budget dei collezionisti che frequentano ARCO sembrano più ridotti di un tempo e le opere più vendute sono state quelle sotto i 50mila euro, complici anche le promesse incompiute del Ministro della Cultura Ernesto Urtasum, che l’hanno sorso aveva assicurato una riduzione dell’IVA. ADN di Barcellona ha venduto a 25mila euro varie edizioni dell’opera più fotografata di ARCO, il lavastoviglie con 17 piatti con l’effigie dei leader della destra internazionale di Eugenio Merino. Anche se l’associazione MAV lamentava la riduzione della presenza di donne artiste, queste hanno predominato nelle vendite.

«ADSUM» di Eduardo Kac venduto dalla galleria brasiliana Henrique Faria. @ArteEdadSilici

Il Museo Reina Sofía di Madrid ha speso poco meno di 500mila euro per 26 opere di 19 artisti, di cui 14 sono donne: Laia Abril, Elena Blasco, Ángela de la Cruz, Victorina Durán, Agnes Essonti Luque, María Luisa Fernández, Luz Lizarazo, Raquel Manchado, Mónica Mays, Marta Minujín, Maribel Nazco, Mònica Planes, Marina Vargas, Judy Chicago, a cui si sommano Carlos Rodríguez-Méndez, Juan Pablo Echeverri, Daniel Steegmann Mangrané, Josep Grau-Garriga e Robert Morris. Il Ministero della Cultura insieme al Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica hanno acquisito per 188mila euro 7 opere di altrettanti artisti, Irene Grau, Jorge Yeregui, Laura Palau, Sonia Navarro, Asunción Molinos, Belén Rodríguez e Abelardo Gil-Fournier, che faranno parte della prima edizione della Biennale sul Clima.

Un’opera di Rirkrit Tiravanija da Chantal Crousel e Kurimanzutto

Francesco Stocchi, direttore artistico del MAXXI di Roma e Tania Pardo, direttrice del CA2M (Museo Centro de Arte Dos de Mayo di Móstoles) hanno acquistato per la Collezione ARCO depositata in quest’ultimo centro, dieci opere di cui 7 di artiste donne. Come d’abitudine i numerosi premi che si concedono nell’ambito della fiera diventano acquisizioni. Spicca il premio ARCO-BEEP di arte elettronico che ha celebrato i suoi 20 anni acquistando un’opera di Eduardo Kac, artista pioniere della bio arte, che fu il primo artista della collezione. Si tratta di «Adsum», un piccolo cubo di cristallo con simboli incisi a laser al suo interno, che la scorsa settimana è stato depositato sulla Luna, in vendita dalla galleria brasiliana Henrique Faria per 30mila euro.

Come novità di questa edizione, è stato introdotto il Premio Juana de Aizpuru, la fondatrice della fiera, che è stato assegnato alla galleria Krinzinger per la sua fedeltà all’appuntamento madrileno. Nonostante diversi galleristi abbiano definito lento il ritmo di vendite, Maribel López ha assicurato che è stato «un anno eccellente e una fiera molto positiva, in termini di numero di visitatori e soprattutto di vendite» e che «alcune gallerie sono euforiche, anche se altre avrebbero preferito vendere di più. Alcune gallerie sono euforiche, altre sono felici, altre sono tranquille e altre ancora avrebbero preferito fare di più, ma in generale è un buon anno» ha affermato López, sottolineando anche l’alto livello di partecipazione professionale, che ha attirato circa 40mila professionisti da tutto il mondo. La direttrice non ha ancora annunciato il tema della 45ma edizione della fiera che si celebrerà dal 4 all’8 marzo 2026.

«Untitled no. 6» di Louise Bourgeois presso Studio Trisorio

Roberta Bosco, 10 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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ARCO va a ritmo lento | Roberta Bosco

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