Maria Celeste Cola
Leggi i suoi articoliDopo una intera vita dedicata alla Storia dell’arte e all’Università è scomparsa a Roma lo scorso 3 dicembre Elisa Debenedetti (Torino 1933-Roma 2024). Figlia del critico letterario Giacomo Debenedetti e di Renata Orengo, traduttrice e scrittrice, e sorella dello scrittore Antonio, Elisa Debenedetti è stata a lungo ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza» dove ha portato avanti il pensiero scientifico di Giulio Carlo Argan, suo maestro, dapprima a Palermo e poi a Roma.
Dopo gli studi iniziali sulla pittura di Chagall, confluiti nel volume I miti di Chagall (Longanesi 1962) dedicato a Lionello Venturi, Elisa Debenedetti si avvicinava al Neoclassico. Le lezioni magistrali di Argan su Canova al centro di un corso monografico tenuto nel 1968 all’Università di Roma, e curate dalla stessa Debenedetti nelle celebri dispense uscite nel corso di quell’anno per l’editore Mario Bulzoni, furono determinanti per le sue scelte di giovane studiosa. Nel 1973 fondava e dirigeva, sotto l’egida di Argan, la rivista di storia dell’arte «Quaderni sul Neoclassico» che vedeva dedicati i primi due numeri ad Antonio Canova, con importanti contributi sulle fonti canoviane e il rapporto dell’artista con Venezia. Nel 1980 l’uscita del numero monografico offerto al cardinale Alessandro Albani e alla sua Villa apriva la strada agli studi pioneristici sulle committenze Albani e alla nascita nel 1985 della rivista «Studi sul Settecento Romano», ora giunta al suo quarantesimo anno di edizione. Quel primo numero che segnava un momento fondamentale per le ricerche sulla Villa e che rappresentò la risposta italiana alle Forschungen zur Villa Albani edite a Berlino nel 1972, ospitava, oltre ai contributi di giovani studiosi, le aperture critiche di Rosario Assunto, Carlo Gasparri, Emilia Gentile Ortona e Luciana Cassanelli.
Proseguivano alacremente nel frattempo gli studi dedicati da Elisa Debenedetti a Giuseppe Valadier, di cui pubblicava nel 1979 per l’editore Bulzoni i tre taccuini inediti della Biblioteca Nazionale di Roma. La nitida prefazione al volume di Giulio Carlo Argan ne metteva in risalto le novità e l’intuizione per la centralità degli «architetti di carta» nella cultura del Settecento. Nel novembre del 1985 curava presso la Calcografia una mostra su Valadier, i cui studi confluirono nel catalogo Valadier. Segno e architettura.
Accanto all’interesse per l’architettura neoclassica e il disegno, ampiamente indagati attraverso i numerosi studi su Pierre-Adrien Pâris, le raccolte Lanciani e soprattutto su Carlo Marchionni, Elisa Debenedetti portava avanti con ancora maggiore impegno il lavoro della rivista aperta a decine di allievi della Scuola di Specializzazione e del dottorato di ricerca come a studiosi italiani e stranieri facendo conoscere alla comunità internazionale il Settecento Romano.
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