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Redazione
Leggi i suoi articoliÈ morto a Genova all’età di 94 anni Gianni Berengo Gardin. Prossimo ai 95 anni (era nato il 10 ottobre 1930), è stato uno dei più importanti fotografi italiani. Le sue immagini in bianco e nero sono celebri e tra le più riprodotte in tutto il mondo, dallo scatto dell’automobile che guarda il mare alle grandi navi nella laguna di Venezia. Considerato un fotografo eclettico e apprezzato a livello internazionale, venne spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia. Nel 1954 pubblicò le sue prime foto ne Il Mondo di Mario Pannunzio. Iniziò la carriera di fotoreporter nel 1962. Negli anni a venire collaborò con le maggiori testate nazionali e internazionali, come Domus, Epoca, Le Figaro, L'Espresso, Time, Stern.
Nel 1963 vinse il World Press Photo Award e pubblicò oltre 250 libri, realizzando oltre 200 mostre personali. Uno dei suoi lavori più famosi fu Morire di classe, realizzato insieme a Carla Cerati e pubblicato da Franco Basaglia nel 1969, un’opera che documentò il mondo chiuso e sconosciuto dei manicomi italiani. Gardin, che apprese la tecnica fotografica dai libri e dal maestro Willy Ronis (Parigi, 1910-2009), conosciuto mentre lavorava come receptionist in un hotel di Parigi, si definiva non un artista, ma «un testimone della mia epoca».
Berengo Gardin ha sempre mantenuto un legame importante con Venezia, città che ha ritratto per molto tempo. Negli ultimi anni si è schierato pubblicamente contro il passaggio delle grandi navi nella Laguna, pubblicando un libro che raccoglie immagini suggestive e allarmanti. Le sue foto hanno così una valenza politica, costituiscono una denuncia visiva «sorella» di quelle delle associazioni ambientaliste.
Il patrimonio che Berengo Gardin ci ha lasciato è immenso: oltre un milione di negativi, conservati con cura e organizzati in un archivio che documenta sei decenni di storia italiana. Una notevole parte di questo materiale è stata esposta in mostre, è edita in volumi o è stata utilizzata in documentari. L'archivio è oggi un riferimento e una fonte preziosa per studiosi, giornalisti, curatori e appassionati. I suoi temi consueti (la marginalità, il paesaggio urbano, la cultura del lavoro) ne fanno un osservatore pressoché unico della società italiana. Ogni scatto è immagine di un momento storico, ma anche riflessione sul presente.
Tra i maggiori riconoscimenti ricordiamo il Leica Hall of Fame Award e numerosi premi alla carriera. Ha esposto in istituzioni prestigiose come il MoMA di New York, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi e la Triennale di Milano. Le sue mostre, spesso monografiche, hanno attirato migliaia di visitatori e reso accessibile al grande pubblico il valore della fotografia documentaria.
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